Anche i barbieri, i parrucchieri, i truccatori e gli estetisti possono lasciare il lavoro con Ape Sociale. Da quest’anno la platea dei beneficiari è stata infatti allargata a diverse attività artigiane, comprese quelle dedite al benessere e alla cura della persona.
Lavori che l’Inail e l’Inps hanno ritenuto meritevoli di maggior tutela previdenziale rispetto, ad esempio, a quelli dei cuochi o dei camerieri che non rientrano fra gli aventi diritto ad Ape Sociale. Nonostante qualcuno ne abbia richiesto l’inclusione.
Fare il parrucchiere è diventato usurante
Fare il parrucchiere o il massaggiatore è quindi diventato usurante da quest’anno. Proprio così, per legge chi si occupa di tagliare i capelli o la barba piuttosto che di massaggi nei centri benessere può accedere ad Ape Sociale. E quindi andare in pensione prima degli altri.
Una novità che non ha mancato di suscitare polemiche perché non si capisce proprio come fa un parrucchiere a essere considerato mestiere gravoso, quando, ad esempio, un fisioterapista o un cuoco non vi rientrano.
La riforma delle pensioni lascia fuori, appunto, professionalità, il cui lavoro meriterebbe di essere riconosciuto come usurante. Come anche i docenti di scuola secondaria, per i quali l’Anief non comprende perché insegnare alle elementari è usurante e alle medie no.
Insomma, l’allargamento della platea dei mestieri usuranti fra gli artigiani che possono accedere ad Ape Sociale presenta molte incognite. E riconoscere come mestiere gravoso chi si occupa di fare massaggi o una messa in piega sembra una presa in giro.
In pensione con Ape Sociale, uno specchietto per le allodole?
Ma a tutto c’è una spiegazione e sta nei numeri. I parrucchieri in Italia sono meno di 190 mila ed è una professione che si è sviluppata in particolare negli ultimi anni. Così come i massaggiatori e gli estetisti i cui centri benessere fino a 20 anni fa erano pochissimi.
Il personale è relativamente giovane e quindi ancora lontano dalla pensione. Ricordiamo che per accedere ad Ape Sociale servono almeno 36 anni di età e 30 di contributi, oltre ad altri requisiti di disagio sociale.
A conti fatti, quindi, sono pochi gli artigiani che possono accedere ad Ape Sociale. Mentre sarebbero di più i cuochi e i camerieri che meriterebbero il riconoscimento di attività usurante. Si è quindi creata una discriminante nei confronti di altri lavoratori meritevoli di maggiore tutela previdenziale.