Quando il governo ha deciso di rinnovare ancora l’Ape sociale, la notizia ha sicuramente destato molto interesse in quanti, nel 2025, completano i requisiti per la misura che, se non fosse stata prorogata, avrebbe impedito il pensionamento a molti di loro. Andare in pensione con l’Ape sociale sarà possibile anche l’anno venturo, quindi.
Ma la misura, come sempre, ha dei lati negativi da considerare per quanti decidono di sfruttare l’occasione e andare in pensione con questa misura.
“Buonasera, mi chiamo Salvatore e sono un lavoratore che nel 2025 completerà i 63 anni e 5 mesi di età utili all’Ape sociale. Sono preoccupato però di intraprendere la via del pensionamento con questa misura perché oggi sto lavorando con uno stipendio che supera i 4.000 euro al mese. A dire il vero, sono stanco di lavorare, ma mi dicono che, andando in pensione con l’Ape sociale, rischio di prendere una prestazione molto bassa che non mi permetterà certo di mantenere il tenore di vita che ho adesso.
Quando ho fatto la simulazione della mia pensione a 67 anni di età, era emerso che avrei dovuto percepire un trattamento superiore ai 3.000 euro al mese. Con l’Ape sociale, invece, pare che la pensione che mi daranno non possa superare i 1.500 euro. Mi chiedevo se fosse vera questa mia preoccupazione o se qualcosa è cambiato per il 2025.”
Ape sociale 2025: tutti i pro e i contro della pensione anticipata del 2025
L’Ape sociale, altrimenti detto Anticipo Pensionistico Sociale, è una misura che ha dei risvolti positivi. Infatti, è sicuramente positiva se la si guarda dal punto di vista delle regole di uscita dal mondo del lavoro. Per gli invalidi, i disoccupati e i caregiver c’è, in effetti, la possibilità di lasciare il lavoro già con 30 anni di contributi versati.
Gli addetti ai lavori gravosi, invece, possono uscire con 36 anni di contributi versati. In ogni caso, serve arrivare almeno a 63 anni e 5 mesi di età. Come è evidente, la prestazione consente di anticipare di circa 4 anni il pensionamento, che altrimenti arriverebbe soltanto all’età di 67 anni. Detto questo, così come sono notevoli i vantaggi dal punto di vista contributivo (le pensioni anticipate ordinarie e Quota 103 prevedono oltre 41 anni di versamenti) e anagrafico (la pensione di vecchiaia è a 67 anni), così non sono favorevoli i meccanismi con cui l’Anticipo Pensionistico Sociale viene erogato agli interessati.
Come funzionerà l’Ape sociale nel 2025, ecco la guida
L’Ape sociale, anche nel 2025, funzionerà alla stessa maniera di oggi. Parliamo pur sempre di una misura che ha una spiccata attitudine assistenziale. Essendo destinata solo a soggetti che hanno delle evidenti problematiche fisiche o psichiche (invalidi), di famiglia (invalidi da assistere), di reddito (i disoccupati) o di lavoro (addetti alle mansioni gravose), la misura non è una tipica misura previdenziale. Tanto è vero che si può percepire solo fino ai 67 anni di età.
Infatti, dal mese successivo a quello del compimento dei 67 anni di età, l’Ape sociale decade. Pertanto, il beneficiario dell’Ape sociale a 67 anni dovrebbe passare a presentare la domanda di pensione di vecchiaia vera e propria. Inoltre, con l’Ape sociale il beneficiario non percepisce la tredicesima, essendo la prestazione basata su 12 mensilità e non su 13.
Chi percepisce l’Ape sociale riceve la stessa cifra per tutti i mesi e tutti gli anni fino ai 67 anni di età. Non c’è infatti indicizzazione al tasso di inflazione. E se l’interessato ha il coniuge a carico, non ci sono assegni familiari ad aumentare l’importo del trattamento, così come non ci sono maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo INPS.
Infine, la prestazione non può superare 1.500 euro al mese. Infatti, chi percepisce l’Ape sociale, anche se ha contributi che genererebbero una prestazione più elevata, non riceverà più di 1.500 euro al mese per tutti i mesi di anticipo prima dei 67 anni. Solo a quella età la pensione verrà ricalcolata.
E per di più, divieto di cumulare i redditi della pensione con i redditi da lavoro
Il nostro lettore, quindi, deve sapere che questo sarà ciò che gli spetta uscendo con l’Ape sociale. Misura che, tra l’altro, impone il divieto di cumulare il reddito della pensione con il reddito da lavoro. Quindi, chi va a riposo con l’Ape sociale non potrà svolgere alcuna attività lavorativa ad esclusione del lavoro autonomo occasionale, sempre che da questo lavoro non si ottenga un reddito superiore a 5.000 euro. Chi supera questo limite o chi svolge un lavoro autonomo o subordinato che è negato, rischia di perdere la prestazione derivante dall’Ape sociale.