Scade il 30 novembre 2022 la possibilità per andare in pensione con Ape Sociale. Chi matura i requisiti previsti per questo tipo di uscita entro fine anno può presentare domanda di anticipo pensionistico.
Il Parlamento dovrebbe prorogare Ape Sociale anche nel 2023 con la prossima legge di bilancio. Tuttavia, nel dubbio, è sempre bene approfittare di questa opzione mettendosi al riparo da eventuali sorprese dell’ultima ora. Ricordiamo che per accedere a questa prestazione è necessario aver compiuto 63 anni di età entro il 31 dicembre 2022.
Come funziona Ape Sociale
Introdotta nel 2016, Ape Sociale prevede l’accesso alla pensione anticipata al raggiungimento dei 63 anni di età con almeno 36 anni di contributi.
Ape Sociale è quindi una sorta di sostegno al reddito. L’importo è calcolato in base all’ammontare del futuro trattamento pensionistico di vecchiaia cui avrà diritto il lavoratore nel limite massimo di 1.500 euro lordi (non rivalutabile) per 12 mensilità ed è soggetto alla tassazione ordinaria.
Ne hanno diritto, sia i lavoratori dipendenti, che quelli parasubordinati e autonomi. Mentre restano esclusi i liberi professionisti non iscritti all’Inps. In caso di contribuzione presente in varie gestioni, il calcolo della pensione avverrà pro-quota con le regole di ciascuna gestione per i periodi ivi maturati.
Importo massimo erogabile
Come detto Ape Sociale equivale a un anticipo della pensione, ma solo per 12 mensilità. Fino all’età prevista per il conseguimento della rendita di vecchiaia. Durante il godimento non vi sono accrediti contributivi di alcun tipo.
L’importo è variabile e dipende dall’estratto contributivo del beneficiario. Tuttavia esiste un importo massimo oltre al quale non si può andare. Questa cifra è pari a 1.500 euro mensili anche in presenza di una pensione che sarà maggiore al momento della liquidazione.
Solo al momento della cessazione di Ape Sociale per maturazione requisiti alla pensione di vecchiaia, l’ente pensionistico ricalcolerà l’assegno nella sua pienezza riconoscendo anche la tredicesima mensilità.
Qualora il beneficiario di Ape Sociale avesse versato contributi in gestioni diverse, la liquidazione della pensione anticipata avverrà separatamente. Il calcolo della rata mensile è effettuato pro quota per ciascuna gestione in rapporto ai rispettivi periodi di iscrizione maturati.
Chi ha diritto all’Ape sociale
Hanno diritto all’Ape Sociale i lavoratori iscritti alle varie gestioni Inps. Devono possedere almeno i 63 anni di età, aver cessato il lavoro, essere residenti in Italia e trovarsi in una delle seguenti quattro condizioni:
- Avere almeno 30 anni di contributi ed essere in stato di disoccupazione
- Possedere 30 anni di contributi e al momento della richiesta di Ape sociale assistere da almeno sei mesi il coniuge, la persona con cui è contratta l’unione civile o un parente di primo grado convivente (genitori o figli) con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’art. 3 comma 3 legge 104/1992
- Avere almeno 30 anni di contributi ed essere riconosciuto invalido dalle commissioni di invalidità civile almeno al 74%.
- Possedere almeno 36 anni di contributi e svolgere alla data della domanda di Ape sociale da almeno sei anni in via continuativa una o più delle attività gravose sotto elencate.
I requisiti contributivi, comunque, non sono uguali per tutti. Per quanto riguarda le donne, è prevista una riduzione dei requisiti contributivi per l’accesso all’Ape Sociale, pari a 12 mesi per ciascun figlio con due anni di sconto massimo sull’età.
Come presentare la domanda
La domanda di riconoscimento dei requisiti deve essere presentata all’Inps di residenza. L’Istituto verifica la sussistenza dei requisiti e comunica all’interessato a) il riconoscimento delle condizioni indicando la prima decorrenza utile se è sufficiente la copertura finanziaria rispetto al monitoraggio, b) il riconoscimento delle condizioni con differimento dell’Ape in caso di insufficiente copertura finanziaria.
Decadenza
L’Ape Sociale decade al raggiungimento dei requisiti per la pensione. Tuttavia la decadenza scatta anche qualora il beneficiari realizzi redditi da lavoro per i quali ci sono dei limiti prefissati dalla legge: 8.000 euro per attività di lavoro subordinato, parasubordinato o occasionale; 4.800 euro in caso di redditi da lavoro autonomo. Il diritto decade anche in caso di percezione di trattamenti di disoccupazione da parte dell’Inps (Naspi) o all’indennizzo da cessazione di attività commerciale.