Ape Sociale Super e il taglio mascherato alle pensioni

Riforma pensioni: uscita anticipata a 63 anni per molti, ma con meno soldi in tasca. Ecco cosa si nasconde dietro Ape Sociale Super.
3 anni fa
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Per il dopo quota 100 arriva l’Ape Sociale allargata, già ribattezzata “super”. Si potrà così continuare ad andare in pensione a 63 anni di età, ma con meno soldi in tasca. In più, molti statali, resteranno tagliati fuori.

Il governo punta infatti a tagliare le pensioni e per farlo intende proporre le pensioni anticipate a 63 anni allargando la platea dei beneficiari di Ape Sociale. Quindi, niente più quota 101, quota 41 o altre forme di uscita, ma potenziamento di uno strumento che già esiste.

Ape sociale, il taglio mascherato della pensione

Come noto, Ape Sociale non è una pensione anticipata a tutti gli effetti. E’ una indennità ponte che viene corrisposta in presenza di certi requisiti fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Il punto critico di questa opzione d’uscita dal lavoro è rappresentato dall’importo dell’assegno che non può superare i 1.500 euro lordi.

Ne deriva una penalizzazione per chi, rispetto a quota 100, percepirebbe una pensione di importo superiore, oltre al fatto che deve attendere un anno in più. Quindi è a tutti gli effetti una riforma che tende a penalizzare molti lavoratori.

Il diritto ad Ape Sociale sarà esteso a una platea più vasta di lavoratori gravosi e usuranti individuati per legge. Quindi più aventi diritto a partire dal 2022, ma di certo il diritto a uscire a 63 anni non sarà per tutti, come invece lo è quota 100 (uscita a 62 anni).

Statali più penalizzati

I lavoratori statali potrebbero essere i più penalizzati. Sono loro che finora hanno beneficiato maggiormente di quota 100. Sia numericamente che economicamente, visto che nel 2020 l’importo medio di chi ha lasciato il lavoro a 62 anni è stato di 2.350 euro al mese.

Il pubblico impiego, stando alle prime indiscrezioni che trapelano dalla commissione lavori usuranti, sarebbe il più penalizzato dalla novità. Ape Sociale Super non dovrebbe ricomprendere fra i lavoratori gravosi molti dipendenti pubblici.

Gli insegnanti, ad esempio, resterebbero tagliati fuori (ad esclusione di quelli delle elementari), così come gli infermieri. Gli impiegati pure, così come il personale tecnico e addetto alla sicurezza. Mentre rientrerebbero nella nuova lista dei lavoratori gravosi i bidelli e le figure professionali di basso profilo.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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