Apertura partite IVA in calo nel 2020: i dati ufficiali del MEF

Nonostante la crisi da Covid-19, tuttavia, si registrano meno chiusure nel 2020 rispetto all’anno 2019
4 anni fa
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Sono circa 464.700 (di cui 215.563 aderenti al regime forfetario) le nuove partite IVA aperte nel corso dell’anno 2020. Ciò si traduce in un decremento del 14,48% rispetto al 2019.

E’ il dato che emerge dall’osservatorio annuale sulle partite IVA, pubblicato l’11 febbraio 2020 sul sito istituzionale del MEF (Ministero dell’economia e finanze).

La causa del decremento è certamente attribuibile, tra l’altro, alla crisi economica che ha investito il nostro Paese ed il mondo intero a causa della pandemia da Covid-19.

Il report pubblicato, riporta, per la prima volta, anche i dati riferiti alle partite IVA che hanno abbassato per sempre serranda dichiarando cessata l’attività.

Nuove attività nel 2020: i dati ufficiali

Delle nuove partite IVA aperte nel 2020, il numero più consistente è rappresentato da ditte individuali (il 72,2%). A seguire le società di capitali (con il 21% del totale), con l’ultimo podio occupato dalle società di persone (il residuo 3,4%).

C’ da sottolineare anche l’elevato numero di partite IVA aperte dai soggetti non residenti (+42,9% rispetto al 2019), connesso alla crescita del settore delle vendite on-line.

In termini territoriali il primo posto è del nord ed a seguire il sud e isole (rispettivamente il 44% ed il 34,1%). Ultimo gradino per il centro Italia (il 21,4%).

Facendo riferimento ai settori, le partite IVA aperte nel 2020 riguardano, il commercio (1° posto), attività professionali (2° posto) e agricoltura.

Partite IVA chiuse nel 2020: dati più bassi del 2019

Il report si chiude con i dati riferiti alla chiusura delle partite IVA avvenuta nel 2020, che stranamente (nonostante la crisi da Covid-19) risultano essere più bassi rispetto al dato del 2019.

Infatti, dall’analisi emerge che da gennaio 2020 a dicembre 2020 sono circa 320.435 le chiusure, a fronte delle 427.623 del 2019. Questi dati, tuttavia, evidenzia il report stesso, devono essere, in ogni caso, interpretati con cautela per tre ordini di motivi:

  • alcuni contribuenti potrebbero comunicare tardivamente l’avvenuta cessazione di attività nel 2020
  • il dato del 2019 potrebbe comprendere alcune cessazioni d’ufficio operate dall’Agenzia delle Entrate per non-operatività
  • spesso il contribuente non adempie all’obbligo di comunicare all’Agenzia delle Entrate la chiusura della partita IVA.

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Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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