I tempi sono duri. Nonostante ciò c’è ancora chi ha coraggio ad intraprendete un’attività in proprio. Aprire la partita IVA oggi è davvero da eroi. La pressione fiscale è tra quelle più altre in Europa. Parliamo di circa il 52%. Questo significa che su ogni 100 euro di entrata, 52 euro vanno allo Stato (tra tasse e contributi). Solo 48 euro restano nelle tasche dell’imprenditore o del lavoratore autonomo.
Un piccolo negozio di abbigliamento che apre alle 9 del mattino per chiudere alla 20 di sera e che incassa 100 euro in una giornata, si traduce nel dire che ha guadagnato 48 euro per oltre 8 ore di lavoro (meno di 6 euro l’ora).
Chi sceglie di aprire partita IVA deve anche decidere a chi rivolgersi per farlo. Deve poi fare i conti anche con le spese da sostenere per l’apertura stessa e quello per la gestione contabile della sua attività (commercialista, consulente del lavoro, ecc.). A ciò bisogna aggiungere le spese vive di gestione (utenze, affitto, ecc.).
Aprire partita IVA, a chi rivolgersi
L’operazione di apertura della partita IVA di per se non ha alcun costo. Chi ha dimestichezza con strumenti informatici ed un po’ di familiarità con il fisco, può procedere autonomamente senza rivolgersi ad un consulente (commercialista, ecc.).
Questo permetterà di risparmiare almeno l’onorario che il consulente richiederebbe per il lavoro svolto.
Nella maggior parte dei casi, comunque, chi intende aprire partita IVA si rivolge al commercialista che poi lo dovrà seguire anche nella contabilità e negli altri adempimenti fiscali.
In alternativa al commercialista è possibile rivolgersi ad un CAF-imprese. Si tratta di centri di assistenza fiscale che erogano servizi qualificati di consulenza e assistenza professionale in materia di adempimenti amministrativi, fiscali, contabili e tributari, alle imprese appartenenti a tutti i settori economici e produttivi.
Sono differenti dai CAF dipendenti e pensionati, i quali, invece, erogano servizi esclusivamente verso cittadini che non hanno partita IVA.
Le spese di gestione per l’attività
Per completezza informativa, intendiamo riepilogare quali sono le spese fisse che, chi decide di aprire partita IVA, deve affrontare durante l’attività (e ciò a prescindere dal regime fiscale adottato):
- pagare i contributi INPS fissi sul minimale reddituale (se si è iscritti alla Gestione artigiani e commercianti)
- versare i contributi alla cassa previdenziale obbligatoria se trattasi di professionisti
- versare il diritto camerale annuale (se iscritti al Registro imprese)
- pagare il commercialista per eventuali consulenze e, comunque, per gli adempimenti obbligatori
- sostenere le normali spese di gestione (utenze, affitto, ecc.)
- pagare le retribuzioni se ci si avvale di dipendenti e collaboratori
- versare imposte (IRPEF, IRAP; imposte sostitutive, IVA, ecc.).
Dunque, oltre alla pressione fiscale, dall’incasso giornaliere occorre togliere anche la parte da destinare alla predette voci.
Anche se per i giovani aprire partita IVA è vantaggioso potendo contare su regime agevolato, oggi farlo resta da eroi!