Le donne saudite non possono guidare? C’è Uber
Qualcosa si sta muovendo, grazie anche a diverse iniziative del governo. Anzitutto, nel 2011 è stato vietato ai negozi di abbigliamento intimo di assumere uomini, concedendo il monopolio del lavoro in questo campo alle sole donne, la cui presenza è aumentata a ben 200.000 unità, non senza resistenze e polemiche da parte degli stessi datori. E da qualche tempo è partito un progetto-pilota, che riguarda attualmente 400 donne, ma che verrà esteso a 150.000 di loro, che punta ad agevolare il loro lavoro con l’offerta di voucher Uber, in modo che superino l’ostacolo di non potere guidare.
L’uso della macchina non è solo un reclamo formale di un diritto, bensì un mezzo concreto per lavorare. Non solo molte donne saudite trovano difficile raggiungere il posto di lavoro, ma anche svolgerlo nel corso della giornata. Si pensi al campo della consulenza, che richiede di andare a trovare i clienti al domicilio o presso le loro attività; senza un’auto, spiegano alcune donne intervistate da organi di stampa straniera, non si riesce a farlo e si è anche costretti a rinunciare a tali posizioni, nonostante siano disponibili anche al sesso femminile.
Il PIF, fondo sovrano di Riad, ha speso di recente ben 3,5 miliardi di dollari per rilevare il 5% di Uber e sostenere così il programma in favore delle donne, segno di un’attenzione senza precedenti verso la condizione femminile nel regno.
Lavoro in mano agli immigrati
Resta il fatto che la stragrande maggioranza di chi lavora in Arabia Saudita oggi è straniero. Sono 10,8 milioni i lavoratori stranieri residenti nel paese, di cui 3 milioni di indiani, 2,5 milioni di pachistani, 2,2 milioni di egiziani, 1,4 milioni di yemeniti e 1,2 milioni di bengalesi. Considerando che la popolazione residente totale è inferiore a 33 milioni di persone, si capisce come a trainare l’economia saudita siano gli stranieri, impiegati specialmente petrolifero e dell’ingegneria.
La nuova politica saudita è diventata molto più restrittiva sull’immigrazione, nonostante negli ultimi 3 anni siano stati concessi 24,3 milioni di permessi di soggiorno, solamente in lieve calo negli ultimi mesi. Agli stranieri, però, viene precluso un numero crescente di campi occupazionali, al fine di stimolare il lavoro tra i sauditi per le professioni più qualificate. Ad esempio, dallo scorso anno è fatto divieto agli stranieri di possedere un negozio di telefonia. (Leggi anche: In Arabia Saudita vita non più gratis)
Sarà ancora solo una svolta simbolica, ma per la prima volta nella storia è stato consentito a 2.000 donne di fare parte del gruppo di volontari a presidio del Hajj, il tradizionale pellegrinaggio annuale dei mussulmani di tutto il mondo a La Mecca, che questa settimana dovrebbe far affluire nella città sacra per l’islam circa 1,7 milioni di fedeli. Pur indossando il niqab, il velo nero integrale, le donne stanno potendo essere parte attiva di una manifestazione, che per il regno rappresenta il momento più alto dell’anno. Qualcosa sta cambiando a Riad.