Questa è stata una settimana possibilmente cruciale per il futuro della politica monetaria nell’Area Euro. Ci sono stati due fatti che incideranno sulle decisioni della Banca Centrale Europea (BCE) in tema di tassi d’interesse. Prima di citarli, vogliamo ricordare che la settimana era iniziata con l’eco delle parole pronunciate dal governatore Christine Lagarde, secondo cui i tassi sarebbero “vicini alla quota di crociera”. Un modo figurato per segnalare che ci saranno ulteriori aumenti, ma che grosso modo la stretta stia per concludersi.
Area Euro in recessione tecnica
Dalla BCE sono arrivati nei giorni scorsi i nuovi dati sulle aspettative d’inflazione nell’Area Euro: quella percepita negli ultimi dodici mesi risulta scesa dal 9,9% di marzo all’8,9% di aprile. Per i prossimi dodici mesi, passiamo dal 5% al 4,1% e per la media dei prossimi tre anni dal 2,9% al 2,5%. In tutti e tre i casi si è registrato un deciso “raffreddamento”. Teniamo presente che il target BCE sia del 2% per il medio periodo. Ciò implica che non può esservi pieno compiacimento, ma che ci saremmo avvicinati all’obiettivo. L’aspetto importante risiede nel fatto che le aspettative stiano andando nella giusta direzione e il rischio di disancoramento si va riducendo.
Poi, il dato sul PIL nell’Area Euro: -0,1% su base trimestrale nel primo trimestre dell’anno e +1% annuo. Le attese erano per una crescita congiunturale invariate e tendenziale del +1,2%. Tecnicamente, l’economia nell’unione monetaria è entrata in recessione. Anche nel quarto trimestre del 2022, infatti, vi era stato il segno meno rispetto ai tre mesi precedenti. Due cali consecutivi segnalano formalmente l’ingresso nella recessione. E’ la prima volta che accade dopo la pandemia. Segue sei trimestri consecutivi in rialzo.
Dati prendono “falchi” in contropiede
E’ evidente che la crisi dell’energia abbia avuto conseguenze.
D’altra parte, proprio la recessione induce alla prudenza. Un ripiegamento dei consumi frenerebbe già i prezzi di beni e servizi. E se le aspettative d’inflazione continueranno a scendere, il livello dei tassi BCE risulterà appropriato verosimilmente già a giugno o al più tardi a fine luglio. I tassi di riferimento saliranno quasi certamente al 4% a giugno. I tassi sui depositi bancari lieviterebbero al 3,50%. Si starebbe concludendo anche la lunga era dei tassi reali negativi.
Tassi BCE, più lontana stretta a settembre
Il mercato continua a scontare con probabilità del 50:50 un ultimo aumento dei tassi BCE anche per settembre. L’apice sarebbe del 3,75% per i tassi sui depositi bancari, ma non sarebbe escluso un 4% dopo la pausa estiva. E qui entra in gioco l’effetto base. Si definisce così la tendenza dell’inflazione a salire o scendere quando il livello dei prezzi nell’anno prima era rispettivamente basso o alto. Poiché il boom dell’inflazione nel 2022 ci fu particolarmente in estate, se l’indice dei prezzi nell’Area Euro si stabilizzasse, assisteremmo a un forte calo verso il 4% entro settembre.
Inutile girarci attorno, perché a decidere le prossime mosse di Francoforte sarà la Federal Reserve.