Arena, obbligazioni da polli

Perdite vicine al 90% del capitale per chi ha investito nella nota azienda alimentare. Il bond da 136 milioni, già ristrutturato, sarà ridimensionato a 18 milioni e rimborsato a tranches entro il 2014. Intanto gli obbligazionisti chiedono i danni alle banche
13 anni fa
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Sempre un po’ di più Arena ti dà”. Ve lo ricordate il glorioso slogan pubblicitario dei polli surgelati che ci accompagnava sulle tavole italiane? Altri tempi. Però se andate a chiedere che cosa realmente l’azienda molisana ha dato agli obbligazionisti e ai risparmiatori Arena in questi ultimi dieci anni, non aspettatevi risposte raffinate. Infatti, a loro Arena ha dato sempre un po’ di meno. Già, perché da quando fu emesso il famoso prestito obbligazionario da 136,8 milioni di euro di durata quinquennale e cedola del 7% nel lontano 2001, il gruppo agroalimentare non ha fatto altro che perdere quattrini, sia a causa della concorrenza sregolata, sia per colpa di amministratori incapaci di gestire la crisi che si stava abbattendo sul prestigioso marchio italiano.

Tecnicamente la nota azienda molisana non è mai andata in default, ma le sue obbligazioni, così come le azioni, di fatto, valgono come la carta straccia (quasi il 90% in meno).  In borsa Arena capitalizza meno di 30 milioni e dovrà sostenere in futuro una serie di aumenti di capitale pari a circa il doppio, ragion per cui non c’è da stupirsi se il titolo azionario quota a livelli di prefisso telefonico internazionale. Un’azienda che sarebbe già fallita se solo un anno fa una cordata di imprenditori non avesse deciso di rilevare da Dante Di Dario, il principale azionista, il 21% delle quote societarie raggiungendo al contempo un accordo con i creditori (bondholders) per rilanciare il gruppo agroalimentare. Un accordo non semplice e doloroso, soprattutto per gli obbligazionisti, già in sofferenza da molti anni viste le difficoltà di Arena sin da quando fu lanciato il bond.

Da Arena ad Agria Finance, dieci anni di declino

Nel 2004 Arena, date le difficoltà finanziarie, fu integrata nel gruppo Roncadin arrivando a costituire un nuovo gruppo agroalimentare chiamato Agria. Un colosso dai piedi d’argilla, però, che non aveva i soldi per rimborsare il bond in scadenza.

Così, Agria, tramite Agria Finance SA, società di diritto lussemburghese, nel 2006, propose agli obbligazionisti un rimborso in azioni (37%) e in obbligazioni (63%) di nuova emissione con scadenza Giugno 2011 (Isin: XS0130547119) confidando in tempi migliori per rimborsare il resto del bond, quasi 86 milioni. Gli affari di Arena, però, continuavano ad andar male e l’azienda non si è più risollevata dalla crisi. Non avendo soldi in cassa per onorare il bond in scadenza, Agria Finance, ha recentemente proposto ai bondholders un abbattimento del nominale da 136 e rotti milioni fino a 18,2 con una perdita secca che sfiora il 90% del nominale del 2001 e una ulteriore proroga della scadenza fino al 2014. Percentuale da default – fa notare un analista di Unicredit vicino al dossier – ma che non lascia spazio a dubbi di fronte agli ultimi conti evasi da Arena. I primi nove mesi del 2011 sono infatti terminati con ricavi per 11,4 milioni di euro, in decisa flessione (-72%) rispetto ai 40,6 milioni dello stesso periodo dello scorso anno con una posizione finanziaria negativa di 26 milioni di euro e una perdita di 9,6 milioni (in contrazione rispetto agli 14,5 milioni dello scorso anno). Anche il patrimonio netto è negativo per 45 milioni. Una situazione veramente difficile al punto che la società di revisione RIA&Partners si è astenuta dall’esprimere un giudizio sulla precedente semestrale di Arena, in seguito alle diverse incertezze che potrebbero impedirne la continuità aziendale.

Una ristrutturazione già concordata in partenza

Il titolo Arena in borsa

Il 39% degli obbligazionisti (gruppo Ager, fondi e alcuni istituzionali guidati dall’americana Cognis Capital che hanno comprato il bond sul mercato a prezzi stracciati) si è già detto favorevole alla proposta di Agria Finance SA la quale ha convocato a Londra un’assemblea degli obbligazionisti per approvare una “risoluzione straordinaria” con il fine di ottemperare alla ristrutturazione del bond scaduto a giugno.

In prima convocazione (9 Novembre) è mancato il numero legale pari al 75% del debito, mentre in seconda convocazione (a breve) sarà sufficiente il 25% dei bondholders, come da regolamento, per far passare il piano aziendale. Ma è del tutto evidente – fanno notare dallo studio Gianni, Origoni, Grippo & Partners – che essendo il comitato degli obbligazionisti favorevoli rappresentato dal 39% del capitale, l’approvazione del piano è solo una formalità burocratica, poiché in prima convocazione era impossibile che venisse raggiunta la percentuale richiesta. E chiunque si fosse espresso tramite voto a distanza in questi giorni, ha perso solo del tempo. Del resto, i giochi erano già stati fatti a Maggio quando il gruppo Ager, che detiene una quota di Arena e che esprime la composizione del CdA del gruppo alimentare, aveva stretto rigidi accordi (emersi solo dopo un po’ di tempo) con alcuni investitori istituzionali che prevedevano una iniezione immediata di 10 milioni di euro (tramite Logint), più altri due aumenti di capitale, a patto che il debito fosse drasticamente ristrutturato. Nel frattempo JP Morgan, che detiene il 18% di Arena, si era impegnata a non mandare in default il bond sulla violazione dei convenats fino alla fine del 2011 (il tempo necessario per attuare la ristrutturazione). Il tutto nel silenzio generale in cui né l’azienda, né le banche hanno informato i portatori di obbligazioni, se non ad accordo informalmente raggiunto. Un piano complesso, ma perfetto – osserva un analista indipendente – per incastrare tutti i piccoli obbligazionisti che si attendevano il rimborso e il pagamento degli interessi a metà giugno. 

La proposta di Agria Finance nel dettaglio

In particolare, l’Accordo prevede l’abbattimento del valore da euro 629,63 a 134,71 rimborsabile in quattro quote così ripartite: a) pagamento di 3,6 mln di euro entro 10 giorni lavorativi dell’assemblea degli obbligazionisti che approverà la ristrutturazione del Bond; b) pagamento di ulteriori 6,4 mln, in una o più tranches, entro il 30 giugno 2012; c) assegnazione di parte dei proventi derivanti dalla vendita dello stabilimento di Gatteo di proprietà di Logint o, nel caso in cui lo stabilimento di Gatteo non venga venduto entro il 30 giugno 2014, un rimborso agli obbligazionisti l’importo di 8 mln; d) pagamento di un ulteriore somma (Earn-out), nel caso in cui Logint venda, entro i 24 mesi successivi al Pagamento Addizionale, “tutte o sostanzialmente tutte” le azioni Arena derivanti dall’aumento di capitale in Arena, che Logint si è già impegnata a sottoscrivere, mediante conversione di crediti ed oggetto di pegno a favore degli obbligazionisti

Il Movimento Consumatori chiede il risarcimento danni

Se da un lato l’azienda è riuscita a tagliare drasticamente il debito lasciando gli obbligazionisti con le briciole in mano, dall’altra molti risparmiatori “truffati” si stanno rivolgendo alle varie associazioni di tutela del risparmio per chiedere direttamente i danni alle banche che hanno venduto loro le obbligazioni.

“Come nei più noti crac finanziari Cirio e Parmalat – spiega Paolo Fiorio, responsabile del settore Credito & Risparmio del Movimento Consumatori – è emerso che i piccoli risparmiatori sono stati ingannati dall’utilizzo di un noto marchio del settore agroalimentare, senza ottenere adeguate informazioni e il rispetto della normativa a tutela del risparmio”.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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