“Da questo momento eliminiamo il cepo cambiario dell’economia argentina per sempre”. Con queste parole il presidente Javier Milei ha annunciato venerdì sera in un discorso televisivo nazionale la fine dei controlli per la fissazione del tasso di cambio in Argentina. Dalla seduta di oggi si potrà muovere liberamente, pur all’interno di una banda di oscillazione contro il dollaro compresa tra un minimo di 1.000 e un massimo di 1.000 pesos.
Senza cepo tasso di cambio in Argentina semi-libero
Il tasso di cambio ufficiale in Argentina aveva chiuso a 1.074 pesos per 1 dollaro, venerdì scorso. Tuttavia, il cambio di mercato si attestava a 1.375 pesos.
La domanda che tutti si pongono in queste ore è quale sarà dopo l’abbandono del “cepo”, come viene chiamato a Buenos Aires il controllo sui capitali. Poiché è scontato che si adeguerà al più debole tasso di mercato, quasi certamente si collocherà a ridosso della soglia massima dei 1.400 pesos.
Pesos troppo forti dopo maxi-svalutazione
La liberalizzazione del cambio, seppure ancora parziale, era stata una promessa elettorale di Milei, che evita di parlare in questi giorni di “svalutazione”. Essa pone fine ad un regime di cambio fortemente controllato, che era stato introdotto sei anni fa per reagire alla crisi finanziaria. Fino al suo arrivo alla presidenza i pesos erano ancorati al dollari ad un tasso di cambio fisso. Dal dicembre del 2023 le cose sono cambiate. Milei ha sia proceduto alla svalutazione del 54% in una volta sola e dopodiché consentito che il cambio si deprezzasse al ritmo controllato dell’1% al mese.
A causa di questo residuale regime del “cepo”, il tasso di cambio in Argentina si è rafforzato nell’ultimo anno in termini reali. In effetti, mentre l’inflazione esplodeva fino a quasi il 300% su base annua, il deprezzamento contro il dollaro è stato solamente nell’ordine del 27% per il mercato ufficiale e del 24% per il mercato libero. Ciò sta creando un problema di competitività per l’economia sudamericana, dato che per gli stranieri i più alti prezzi in valuta locale sono diventati molto alti.
Il turismo ne sta risentendo.
Nuovo prestito FMI, giù inflazione
L’Argentina di Milei ha appena ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale un nuovo prestito di 20 miliardi di dollari. Non è un caso che l’abbandono del cepo sia arrivato subito dopo l’annuncio ufficiale di Washington. Ciò consente alla banca centrale di gestire al meglio il passaggio, disponendo di riserve valutarie a sufficienza per fronteggiare la prevista alta domanda di dollari. E l’accordo stesso dovrebbe frenare le vendite dei pesos. Oltretutto, ciò avviene in una stagione tendenzialmente favorevole per via dei raccolti di soia destinati alle esportazioni e che fanno introitare all’economia valuta estera.
Intanto, l’inflazione ha continuato a scendere a marzo, attestandosi al 55,9% dal 66,9% di febbraio e ai minimi da marzo 2022. Tuttavia, su base mensile ha registrato un’inattesa accelerazione al 3,7% dal 2,4% e ai massimi dall’agosto scorso. La lotta all’inflazione è stata la grande vittoria che Milei potrà sbandierare nella campagna elettorale per il rinnovo del Congresso del prossimo autunno.
L’impatto di una svalutazione di fatto del cambio sarebbe negativo sui prezzi al consumo, ma c’è da dire che già oggi il cambio ufficiale viene poco utilizzato dall’economia locale, che opta in favore di quello vigente sul mercato libero. Allo stesso tempo, il deficit fiscale è stato azzerato e i dati dimostrerebbero anche un crollo della povertà sotto i livelli ereditati dalla precedente amministrazione già nel corso del secondo trimestre dello scorso anno.
Tasso di cambio libero in Argentina attira investitori stranieri
La fine del cepo sarà considerata una misura positiva dal mercato, perché riduce le inefficienze legate al tasso di cambio dell’Argentina e che finora ha colpito i profitti delle imprese esportatrici. Gli stessi investitori stranieri si erano tenuti parzialmente in disparte ad oggi, consapevoli che gli asset denominati nella divisa locale avrebbero perso prima o poi valore contro il dollaro e che fossero, quindi, sopravvalutati. Non finisce, chiaramente, qui. Il deprezzamento è destinato a proseguire nei prossimi mesi, per cui la soglia dei 1.400 pesos è da intendersi temporanea. Nei fatti era stata quasi raggiunta già dal mercato.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
Notiziario chiaro ed esaustivo, per chi come il sottoscritto da venti anni cerca di investire in Argentina.
Ora possiamo passare a una più serena via di impostazione del nostro progetto di forestazione cedua e coltivazione biomasse in Patagonia “Campo Amico”.
Ma dove vive questo giornalista? andate in Argentina e parlate con gli argentini.ci sono manifestazioni continue e oceaniche contro il governo milei,che tra l’altro prima di essere eletto a Eva promesso che non sarebbe più ricorso ai prestiti dell’ FMI(definita da lui stesso un organizzazione criminale)
Milei ha definito organizzazione criminale lo Stato, non L’FMI.
In Argentina c’è un tasso di povertà del 60% vuol dire che 6 argentini su 10 non mangiano e la cosa sta peggiorando.Questo governo ha le ore contate
Ti piacerebbe vero rosicone che milei cadesse ,non ti sono bastati 20 di kirkenismo? Oppure sei uno che prendeva il piano sociale?
Purtroppo ci sono stati 4 anni in mezzo del governo di Macri che ha chiesto un prestito al FMI del 450000000000 dollari. Perciò 2 MES della Grecia. Ma il punto peggiore è che questi soldi sono stati rubati dagli amici di Macri, tanti sono oggi al governo. Perciò può capire che questo pagliaccio non è l’alternativa. Serve un terzo polo.
Gl’articolist sposa la visione dell’opposizione che propagandava una prossima svalutazione senza balutare l’effetto dell”avanzo primario e secondario di bilancio e l’avvenuto pagamento di pregresso debito in valuta.
Fuor di polemica avremo modo di verificare l’attendibilita diell’autore (o fazioso o disinfotmatp) con l”osservazione dell’andamento del cambio: 1400? Ha ragione lui . 1000 ? E’ un incompetente privo drlle basi.
AUGURI.
Il mio nome e’ berticelli scusate il refuso.