La pensione di reversibilità è, per molti contribuenti, la principale fonte di reddito per continuare a vivere dopo la perdita di un congiunto. Questo trattamento, percepito dopo il decesso del parente precedentemente pensionato, è una delle misure più utilizzate dai contribuenti. Tuttavia, la possibilità di percepire l’intero importo della pensione di reversibilità è spesso compromessa dai redditi del superstite.
A questo proposito, una sentenza della Corte Costituzionale ha fissato dei limiti relativi all’incidenza degli altri redditi sulla pensione di reversibilità. La decurtazione del trattamento ai superstiti, applicata da tempo dall’INPS, è stata parzialmente considerata di presunta incostituzionalità.
Arretrati sulla pensione di reversibilità: ecco perché l’INPS ha deciso così
La sentenza della Consulta di cui parliamo è la numero 162 del 2022. Grazie a questa pronuncia della Corte Costituzionale, l’INPS è ora obbligato a provvedere alla ricostituzione automatica e d’ufficio delle pensioni di reversibilità ai superstiti. O almeno, questo è ciò che l’INPS sta facendo per molte pensioni di reversibilità. La riduzione della pensione di reversibilità in base ai redditi dei superstiti non può mai essere superiore agli stessi redditi di cui godono i superstiti. Questo è ciò che ha stabilito la Consulta, generando due diversi effetti.
Il primo è il ricalcolo dei trattamenti: se sono stati ridotti in misura superiore a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, le pensioni di reversibilità vengono immediatamente adeguate. Inoltre, per le mensilità precedenti, se il taglio si è applicato, l’INPS eroga gli arretrati ai beneficiari. Questi arretrati possono risalire fino a 5 anni, poiché, come sempre, la prescrizione del diritto è quinquennale.
Ricostituzione automatica delle pensioni di reversibilità da parte dell’INPS e fino a 5 anni di cifre arretrate
La ricostituzione d’ufficio delle pensioni ai superstiti, ridotte in misura superiore rispetto ai redditi percepiti, è ormai una misura in vigore.
Pensioni di reversibilità: trattamento minimo e cumulo con i redditi del superstite
Il parametro di riferimento è sempre il trattamento minimo INPS, che per il 2024 è pari a 598,61 euro. I redditi del superstite si cumulano al 100% con la pensione di reversibilità solo se questi redditi non superano 3 volte il trattamento minimo, ossia se non eccedono circa 1.795 euro al mese. Va ricordato che, ad esempio, al coniuge superstite spetta il 60% della pensione del defunto.
Se il reddito del superstite è superiore a tre volte il trattamento minimo dell’INPS, ma non superiore a 4 volte, la pensione di reversibilità si cumula al 75%. Tra 4 e 5 volte il trattamento minimo, si cumula al 60%. Invece, per redditi superiori a 5 volte il trattamento minimo, si cumula solo al 50%.
Ecco cosa sarebbe opportuno controllare e fare
Se la decurtazione, in base alle percentuali sopra descritte, supera l’importo dello stesso reddito, i pensionati hanno diritto al rimborso delle ritenute eccedenti e al ripristino della giusta prestazione spettante ai superstiti.
Nei redditi da considerare per determinare se si rientra o meno in questa nuova interpretazione dopo la sentenza della Consulta, si devono includere tutti i redditi del superstite, fatta eccezione per i TFR, il reddito della casa di abitazione principale, i redditi assoggettati a tassazione separata e l’importo della stessa pensione ai superstiti.
Anche se l’operazione di ricostituzione della pensione è automatica da parte dell’INPS, è sempre consigliabile verificare che l’INPS abbia effettivamente considerato tutti questi aspetti. In caso contrario, conviene chiedere spiegazioni direttamente all’Istituto.