Investi 1.000 euro e ne guadagni altri 1.000 in pochi minuti. Se solo qualcuno ci proponesse un simile affare, come minimo lo manderemmo a quel paese e se insistesse lo segnaleremmo giustamente alle autorità competenti. Invece, sembra che il paese dei balocchi esista per davvero e questa settimana si trovava a Seul. Un’etichetta discografica di nome Big Hit Entertainment si è quotata in borsa. Il prezzo esitato dall’IPO era di 135.000 won, pari a circa 100,58 euro. Ma appena il titolo è risultato negoziabile, è esploso del 100%, quotando a 270.000 e arrivando fino a 351.000 won.
Come mai tutta questa eccitazione? L’etichetta gestisce BTS (Behind The Scenes), il gruppo di K-pop formato da 7 ragazzini. Esso ha inciso per il 97% del fatturato nel 2019 e per l’88% quest’anno. In altre parole, la società neo-quotata è BTS-dipendente e, tuttavia, il mercato la sta valutando intorno a 6,5 miliardi di euro. Siamo al limite dell’idiozia. Se solo un componente del gruppo avesse la tosse, il titolo rischierebbe di crollare prima che la notizia si spargesse.
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Tassi azzerati e boom liquidità
Il boom post-IPO sarebbe la conseguenza dell’enorme liquidità circolante in questa fase sul mercato sudcoreano. La banca centrale ha tagliato i tassi al minimo storico dello 0,50% e i rendimenti sovrani a lunghissima scadenza offrono fino a un massimo dell’1,65%. Il mercato non sa più cosa comprare per mettere a frutto gli abbondanti capitali ed ecco che alimenta evidenti bolle finanziarie. Non accade solo in Corea del Sud. Anzi, il peggio sta avvenendo proprio in Europa e Nord America. Qui, le banche centrali hanno azzerato i tassi o li hanno portati in territorio negativo, acquistando titoli di stato e corporate, i cui rendimenti sono precipitati sottozero anche sulle lunghissime scadenze.
Un Bund a 30 anni offre il -0,10%, un bond austriaco a 100 anni meno dello 0,50%. Siamo a una follia razionale, perché tutti comprano sapendo che i prezzi degli assets continueranno a salire fino a quando le banche centrali non ritireranno gli imponenti stimoli monetari. E non accadrà presto. A parte che di reflazione non ce n’è ancora traccia, Federal Reserve e (ancora non ufficialmente) BCE hanno espresso l’intenzione di tollerare tassi d’inflazione superiori ai rispettivi target nei prossimi anni, così da compensare gli anni in cui essi hanno mancato l’obiettivo al ribasso.
E se fossero i bassi tassi a tenere l’inflazione a zero?
Sull’orlo di una crisi da debiti
Quella dell’inflazione è una scusa per tenere i tassi ai minimi per ancora molto tempo. I governatori sanno che governi e imprese sono indebitati fino al collo. Quest’anno, il rapporto debito/pil per gli stati nel mondo toccherà il 100%. Inizierà a scendere probabilmente dal 2025, stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI). L’istituto ha lanciato l’idea di una nuova “Bretton Woods” per regolare il sistema commerciale e monetario dopo l’emergenza Covid e il suo direttore generale Kristalina Georgieva si è detta “incoraggiata” dai progressi compiuti dal G-20 riguardo alle regole per la ristrutturazione dei debiti pubblici, così che il settore privato venga coinvolto nelle eventuali perdite.
Che cosa significa? L’FMI ha tra le righe lanciato l’allarme sulla sostenibilità dei debiti sovrani e poiché per adesso risulta difficile ipotizzare di tagliarli a colpi d’inflazione, l’unica soluzione sarebbe di proseguire con gli stimoli monetari da un lato e dall’altro creare un quadro normativo internazionale più favorevole agli emittenti. Nel caso in cui i governi dovessero averne la necessità, dovrebbero poter ristrutturare i loro debiti più facilmente, tagliando il capitale, le cedole e allungando le scadenze.
Avete presenti le CACs, che dal 2013 in Europa vengono allegate alle emissioni di quasi la metà dei titoli di stato, BTp compresi? Siete stati avvisati. Pensateci quando comprate bond allo zero virgola di rendimento. Se volete sbarcare il lunario, almeno non esponetevi alle passività di governi e imprese incorreggibili. Le banche centrali stanno creando le condizioni per una redistribuzione della ricchezza a favore dei ceti più abbienti, quelli che possono permettersi di puntare decine di migliaia di euro sull’etichetta di un gruppo K-pop passeggero e di guadagnarne altrettante in pochi minuti, massimo ore. Gli altri dovranno sgobbare finanche anni per percepire le stesse cifre. Benvenuti nell’era dei tassi zero e dei guadagni facili. Finché dura.
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