Quanto paga la pubblicità su YouTube?
L’altra domanda diventa allora: ma quante visite bisogna avere per guadagnare quanto? Ce lo siamo chiesti un po’ tutti, ma si tratta di un ragionamento sbagliato. Le visite non si trasformano automaticamente in entrate di denaro. Spieghiamo come funziona in estrema sintesi.
Carico un video su YouTube, viene guardato da tot utenti e i pubblicitari, monitorando le visite, mi iniziano a pagare per ogni volta che lo spot da loro inserito nel video viene visionato da qualcuno. Dunque, potrebbe accadere, che pur essendo il mio video molto visitato, nessuno guardi la pubblicità correlata, per cui guadagno zero o poco più. Viceversa, un video con relativamente scarse visite, ma elevati clic allo spot mi fa incassare soldi. (Leggi anche: YouTube, i 10 video più visti dagli italiani nel 2015)
Importanti target e contenuto video
Ora, affinché i pubblicitari si affezionino al mio video, sono necessari due ingredienti fondamentali: il target e le parole-chiave.
Per prima cosa, cioè, mi devo chiedere: a chi si rivolge il mio video? Se la risposta fosse del tipo “agli utenti tra i 20 e i 60 anni”, molto difficilmente interesserà all’industria pubblicitaria, trattandosi di un target generico, vago. Se, invece, sto caricando un video, rivolto “agli studenti Erasmus italiani di 20-24 anni”, il target è molto specifico e attirerà l’attenzione, per ipotesi, delle agenzie di viaggio o dei fornitori di carte di pagamento per l’estero, etc.
Altro aspetto non secondario è la scelta delle parole-chiave a corredo del video caricato. Una cosa è, ad esempio, caricarne uno che parli di “ricariche telefoniche”, un’altra è farlo con uno che spieghi o che abbia a che fare con “i mutui casa per le giovani coppie”. Il secondo sarà di gran lunga di maggiore interesse per i pubblicitari, perché il rendimento potenziale è più elevato e traducibile in migliaia di euro, contro qualche decina di euro del primo. Ne consegue che ogni clic effettuato su pubblicità come nel primo caso saranno pagati, per ipotesi, alcuni centesimi di dollaro, mentre per le pubblicità del secondo tipo anche qualche euro.