Nel sistema assistenziale italiano il meccanismo è sempre lo stesso. Per ottenere una determinata misura di sostegno reddituale per chi è in crisi economica, bisogna rispettare i requisiti previsti da ciascuna misura. Tuttavia, questi requisiti devono essere mantenuti non solo alla data di presentazione della domanda, ma anche durante la fruizione delle prestazioni nei mesi successivi. Chi non riesce a mantenere i requisiti rischia di perdere gli aiuti.
“Buongiorno, mi chiamo Sofia e sono una beneficiaria dell’Assegno di Inclusione fin da gennaio.
“Gentile redazione, volevo porvi una questione inerente il mio Assegno di Inclusione. Sono una ragazza madre di una figlia che il 30 maggio scorso è diventata maggiorenne. In casa siamo io e mia figlia, e prendiamo esattamente 780 euro di Assegno di Inclusione. Il mio Patronato mi ha detto che la mia prestazione adesso decade perché, con i 18 anni compiuti da mia figlia, a giugno non mi spetta nulla. Ma non ho capito bene i motivi. Che c’entra il compleanno? Io ho sempre ISEE zero e mia figlia frequenta la Ragioneria.”
Ecco le regole che pochi considerano sull’Assegno di Inclusione
In base ai due quesiti citati, possiamo aprire una discussione sulle casistiche che portano una famiglia di beneficiari dell’Assegno di Inclusione a perdere il diritto alla prestazione. A volte anche solo per un ISEE sbagliato. Le due lettrici parlano di figli che diventano maggiorenni durante la fruizione del beneficio. Questo inevitabilmente cambia le carte in tavola per godere del beneficio. Ma lo stesso accadrebbe in caso di decesso di un componente del nucleo familiare se questo è tra i beneficiari della prestazione.
Come tutti sanno, l’ADI è assegnato solo a minorenni, over 60, invalidi, a chi ha carichi di cura per figli piccoli o disabili, o a chi è preso in carico dai servizi socio-sanitari o assistenziali comunali. Qualsiasi cambiamento nella composizione familiare o nella situazione reddituale porta a modifiche sugli importi dell’Assegno di Inclusione, e perfino sul diritto a continuare a percepire il beneficio.
Assegno di Inclusione sospeso o ridotto, ecco perché non è difficile che ciò avvenga
Nello specifico delle due lettrici, i casi possono essere portati ad esempio per avvalorare ciò che dicevamo in premessa: i requisiti utili per ottenere l’ADI devono continuare a essere rispettati anche durante i mesi di fruizione del sussidio, non solo al momento della prima presentazione della domanda.
Anche se l’ISEE utile all’ADI resta quello del 2022 come annualità reddituale e patrimoniale, ciò che accade nell’attualità incide notevolmente sul diritto e sull’importo dell’Assegno di Inclusione. Un figlio è incluso nella scala di equivalenza per il calcolo dell’Assegno di Inclusione solo fino a quando è minorenne. Dopo i 18 anni, esce dal perimetro dei beneficiari della misura.
Se in una famiglia ci sono altri soggetti tra quelli citati come beneficiari potenziali del sussidio, quest’ultimo viene ridotto della quota che spettava al figlio minorenne.
Assegno di Inclusione al capolinea, a giugno tagli o niente ricarica
Se l’Assegno di Inclusione era assegnato solo al figlio minorenne, il fatto che il soggetto compia 18 anni porta alla decadenza del beneficio. Il secondo quesito è chiaro da questo punto di vista. In base a quanto scrive la lettrice, lei percepiva 780 euro di Assegno di Inclusione. Di questi, 500 euro erano l’integrazione al reddito del figlio minorenne, poiché lei probabilmente non rientrava nel sussidio per età e condizioni. I 280 euro, invece, erano erogati perché vivono in una casa con contratto di locazione registrato.
L’ADI affianca una parte di integrazione al reddito familiare con una componente per l’affitto pari a 280 euro al mese. Quindi, sparendo la figlia come destinataria dell’ADI, questo nucleo familiare esce completamente dal perimetro dei beneficiari.
Quando cambia qualcosa, il sussidio viene rimesso in discussione
Anche se per la nostra lettrice non sarà la stessa cosa, l’unica via che suggeriamo è quella del Supporto per la Formazione e il Lavoro. Questo sussidio ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza ed è destinato ai soggetti tra i 18 e i 59 anni senza altre condizioni particolari. Potrà chiedere questo aiuto, anche se è vincolato alla partecipazione alle attività di politica attiva del lavoro organizzate dai Centri per l’Impiego per i titolari di questa prestazione. Anche se l’importo può arrivare a un massimo di 350 euro al mese e non ai 500 euro previsti dall’ADI, rappresenta comunque una soluzione.