La promessa di tagliare il reddito di cittadinanza del premier Meloni fatta in campagna elettorale è stata tradita. Perché l’assegno di inclusione è una misura identica al reddito di cittadinanza. Con l’assegno di inclusione il governo spenderà più soldi rispetto a quanti ne spendeva con il reddito di cittadinanza.
La Meloni ha cambiato posizione sui sussidi per i poveri tradendo l’elettorato. Sono tutti titoli usciti su numerosi quotidiani anche a tiratura nazionale e su importanti siti che hanno molto seguito.
Oggi rispondendo alle tante domande dei lettori che ci scrivono lamentando l’impossibilità di accedere all’assegno di inclusione, ecco una nostra analisi sulla nuova misura, tutt’altro che facile da prendere e tutt’altro che simile al reddito di cittadinanza.
Assegno di inclusione nettamente diverso dal reddito di cittadinanza, il governo blocca il sussidio a macchia d’olio
Il dubbio è sicuramente interessante anche perché a conti fatti adesso che l’assegno di inclusione sta prendendo piede e stanno iniziando ad arrivare le domande dei cittadini e le risposte da parte dell’INPS, la situazione è più chiara.
Infatti a vedere bene la situazione, l’assegno di inclusione non è una misura che si può prendere facilmente. Almeno non come invece capitava al reddito di cittadinanza. Effettivamente ci sono famiglie che hanno preso ininterrottamente il reddito di cittadinanza dal 2019 (salvo il mese di stop tra un rinnovo e l’altro di 18 mesi in 18 mesi). E per tutti questi mesi, poche o addirittura nessuna convocazione dal punto di vista delle misure di inclusione sociale e lavorativa.
In pratica, una misura nata per la ricollocazione lavorativa e sociale dei beneficiari, è rimasta per anni semplicemente una misura di sostegno reddituale. In parole povere, un autentico sussidio e basta. L’assegno di inclusione invece non è questo genere di misura.
Chi dice che l’assegno di inclusione è quasi un copia e incolla del precedente sussidio lo fa solo come spot, senza approfondire il tutto.
La stretta anti furbetti colpisce anche chi invece furbetto non lo è
Su questo bisogna essere chiari, perché effettivamente la guerra che la Premier Meloni ha deciso di fare già dal 2023 contro il reddito di cittadinanza sta sortendo gli effetti che evidentemente il governo sperava di sortire. False quindi le notizie e quella pubblicità smodata data al fatto che il reddito di cittadinanza e l’assegno di inclusione sono praticamente la stessa cosa.
Basta pensare a quello che sta accadendo adesso con il rinnovo dell’ISEE e con soggetti che fino all’anno scorso potevano compilare una DSU mono-componente e che adesso sono attratti nel nucleo familiare di origine, cioè quello dei genitori.
Chi sostiene il contrario, dovrebbe spiegarlo ai tanti che al CAF o al Patronato, per il rinnovo dell’ISEE, hanno trovato questo impedimento. Una cosa era prendere il reddito di cittadinanza, un’altra sarà riuscire a prendere l’assegno di inclusione.
Il post reddito di cittadinanza rende complicata la vita di molti
Una cosa sicura è che il reddito di cittadinanza non esiste più. La misura tanto cara al Movimento 5 Stelle effettivamente è scomparsa, sostituita come tutti sanno non da una ma da due misure. Si tratta del sostegno alla formazione al lavoro e dell’assegno di inclusione. Ripetiamo, molti considerano queste nuove misure come una specie di prosecuzione del reddito di cittadinanza.
Invece come adesso andremo a vedere prenderle entrambe è molto difficile. Il sostegno alla formazione al lavoro interessa il nucleo familiare con all’interno, presenti, esclusivamente soggetti tra i 18 anni di età già compiuti ed i 60 anni di età ancora da compiere.
Per chi all’interno del nucleo familiare invece ha soggetti sopra i 60 anni di età, sotto i 18 anni o invalidi, c’è la possibilità di richiedere l’assegno di inclusione. La prima stretta è stata proprio questa perché il reddito di cittadinanza si apriva a tutte le famiglie indistintamente, con gli importi del sussidio calcolati sui componenti del nucleo familiare senza distinzioni.
Oggi invece per i cosiddetti occupabili al lavoro la misura da prendere (supporto alla formazione al lavoro) già sugli importi e durata è più striminzita. Anziché 500 euro al mese come sussidio base la nuova misura ne dà 350. E anziché durare 18 mesi e prorogabile all’infinito, dura solo 12 mesi.
Assegno di inclusione e iscrizioni in piattaforma
E pure l’assegno di inclusione cambia radicalmente la situazione delle famiglie che fino a oggi percepivano il reddito di cittadinanza. Anche il meccanismo di incasso del sussidio e i requisiti utilizzati per percepirlo sono diversi.
Infatti per l’assegno di inclusione i nuclei familiari che al loro interno hanno uno ultrasessantenne, prenderanno un importo che riguarda esclusivamente il soggetto fragile a cui la misura si rivolge. Tutti gli altri componenti di età attivabile al lavoro e non invalidi non fanno parte della scala di equivalenza.
Pertanto, non rientrano nei parametri su cui in passato si calcolava il reddito di cittadinanza. E già questo è un primo notevole taglio. E chi dice che per questi soggetti c’è il supporto alla formazione al lavoro, a tal punto che la famiglia prenderà di più, non dice tutto. Infatti non cita le difficoltà che ci saranno per proseguire a prendere il supporto alla formazione e al lavoro.
Dunque, con questa misura, che riguarda gli occupabili al lavoro, i beneficiari saranno costretti a seguire quei percorsi di formazione professionale e di occupazione che i centri per l’impiego metteranno a loro disposizione. Innanzi tutto serve fare l’iscrizione alla piattaforma SIISL, con tanto di sottoscrizione del patto di attivazione digitale (PAD).
Come fare per assegno di inclusione e supporto formazione lavoro
I cosiddetti patti di lavoro vanno fatti prima di iniziare a prendere il sussidio. Con il reddito di cittadinanza invece questo accadeva dopo, e a volte non accadeva mai. Ogni due o tre mesi i beneficiari del supporto formazione e lavoro dovranno recarsi ai centri per l’impiego per la disamina dei miglioramenti avuti in materia di occupazione e in materia di nuova integrazione sociale.
Lo stesso percorso devono fare coloro che prendono l’assegno di inclusione, perché l’iscrizione in piattaforma e la sottoscrizione del PAD devono essere preventivi rispetto alla data in cui otterranno il sussidio. Chi aspetta la risposta alla domanda già presentata lo sa benissimo ciò di cui parliamo.
Infatti la sola presentazione della domanda di assegno di inclusione non basta ad ottenere il sussidio perché ci vuole anche l’iscrizione in piattaforma e la sottoscrizione del PAD. Parlare di stretta sulle persone che in questi anni hanno percepito il reddito di cittadinanza quindi, non è assolutamente un favore che si fa al governo ma è un dato di fatto che contrasta nettamente con le notizie di cui in premessa.
La stretta sugli ISEE taglia anche i beneficiari dei sussidi
A confermare tutto quello che diciamo anche la nuova procedura per l’ISEE e per le Dichiarazioni sostitutive uniche (DSU). Infatti c’è stata una notevole stretta sui nuclei familiari mono-componenti. In passato bastava che un soggetto, a prescindere dalla sua età ed a prescindere dai suoi redditi, vivesse da solo e il più era fatto.
Significa che l’interessato poteva presentare una dichiarazione sostitutiva unica da solo. E senza dover per forza di cose passare dal proprio nucleo familiare di origine. Una soluzione adottata anche da furbetti (naturalmente non tutti).
Furbetti che in questo modo, molti cambiando residenza, riuscivano a rientrare nel sussidio. Superando le problematiche che potevano sorgere per via dei redditi e dei patrimoni dei genitori.
Anziani e invalidi senza reddito, adesso è difficile ottenere l’assegno di inclusione
Chi vive solo a prescindere dalla sua età e a prescindere dall’essere invalido o meno per poter percepire l’assegno di inclusione dovrà presentare obbligatoriamente la DSU e ottenere quindi un ISEE in corso di validità. Però se non si hanno redditi superiori a 2.840 euro, oppure a 4.000 se si tratta di persone sotto i 24 anni di età, non essendo indipendenti economicamente non potranno presentare una DSU da soli.
Infatti per l’ISEE sarà attratto nel nucleo familiare dei suoi genitori. Questo vale anche per i beneficiari delle prestazioni assistenziali per i disabili. Un esempio chiarirà meglio la situazione. Chi prende l’assegno di invalidità civile o magari prende anche l’accompagnamento e vive solo in una casa, anche se effettivamente gli entrano soldi in misura superiore a 2.840 euro, non potrà essere considerato autonomo economicamente.
Le prestazioni assistenziali esenti da IRPEF non vengono considerate da questo punto di vista. Essendo redditi esenti da IRPEF non vengono considerati per l’autonomia economica dello stesso soggetto. Pertanto, perfino un invalido che fino allo scorso anno prendeva il reddito di cittadinanza oggi, di fatto, rischia di essere escluso dal sussidio. Perché per esempio sua madre ha la sua pensione, i suoi redditi e i suoi patrimoni che portano l’ISEE fuori dai parametri del sussidio.