L’Assegno di Inclusione espone spesso a situazioni che potremmo definire strane da una ricarica all’altra e da un mese all’altro. Non sempre i beneficiari prendono ciò che si aspettavano di prendere. Un nostro lettore ne è la dimostrazione lampante.
Occorre dire, però, che da caso a caso possono cambiare le motivazioni che portano un Assegno di Inclusione a essere erogato con meno soldi rispetto al mese precedente.
Un errore che molti commettono riguarda l’ISEE. Ed è un errore irreversibile, perché chi ha preso una mensilità inferiore di Assegno di Inclusione in base a un errore da lui stesso commesso, non può più risolvere.
“Buonasera, mi chiamo Stefano e sono titolare dell’Assegno di Inclusione da marzo 2024. Ho preso a marzo, aprile e maggio 152 euro circa al mese. Poi da giugno a novembre ho preso 500 euro al mese. Adesso a novembre, il 22 ed in anticipo, non ho preso più 500 euro ma credo di essere tornato alla cifra di inizio 2024. Perché tutto questo? Non mi spiego il perché ho preso di meno stavolta. Forse perché ho preso la tredicesima sulla mia pensione di invalidità civile da 333 euro al mese? Come funziona, fanno la differenza tra pensione e Assegno di Inclusione? Vi prego aiutatemi.”
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L’Assegno di Inclusione, come prima il Reddito di Cittadinanza, è una prestazione che prevede una cospicua parte di integrazione del reddito dei beneficiari. In pratica, l’importo dell’Assegno di Inclusione spettante varia in base al reddito del diretto interessato, all’ISEE del nucleo familiare e così via.
Fondamentale è l’ISEE, perché a volte questo saliscendi di importo da un mese all’altro ha una spiegazione logica e semplice, e nasconde un grossolano, marchiano ed irreversibile errore che si commette spesso.
Ed è probabile che il nostro lettore rientri proprio in questa casistica.
E di ISEE corrente abbiamo parlato spessissimo. Si tratta della versione di ISEE più vicina alla reale situazione reddituale e patrimoniale del diretto interessato, nel momento in cui vive.
Differenze tra ISEE ordinario e ISEE corrente
L’ISEE ordinario per il 2024 fa riferimento a redditi e patrimoni di un nucleo familiare, rapportati al 31 dicembre 2022. Chi, nel corso del 2023 e poi del 2024, ha subito gravi e significative variazioni in meno del proprio reddito o del proprio patrimonio (come per esempio la perdita del lavoro che si aveva nel 2022), è evidente che troverà nell’ISEE ordinario valori ormai non più attuali.
Per questo, spesso gli interessati, dopo aver ottenuto l’ISEE ordinario, passano a chiedere l’ISEE corrente, che tiene conto di queste variazioni peggiorative.
Tuttavia, l’ISEE ordinario ha validità annuale (scade sempre il 31 dicembre dello stesso anno di presentazione della DSU), mentre l’ISEE corrente scade in soli 6 mesi.
L’ISEE ordinario è quello che l’INPS utilizza per calcolare l’importo dell’Assegno di Inclusione, fino a quando il diretto interessato non produce l’ISEE corrente, che diventa per i 6 mesi di validità l’ISEE in corso. Alla scadenza di quest’ultimo, tutto ritorna all’ISEE ordinario. Secondo noi, è proprio in questa dinamica che il nostro lettore è incappato.
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In pratica, a conti fatti, il lettore ha avuto i primi tre mesi di sussidio calcolati sull’ISEE ordinario. Poi ha ottenuto l’ISEE corrente, che gli ha permesso di incassare 500 euro al mese fino a novembre (mese in cui è scaduto l’ISEE corrente).
L’ISEE corrente andava rinnovato a novembre, per mantenerlo valido fino alla fine dell’anno. Non c’entra, dunque, la tredicesima sulla pensione di invalidità. Il problema dipende da questa dimenticanza.
A gennaio, il lettore dovrà rinnovare l’ISEE quanto prima, altrimenti anche a gennaio (mese di salvaguardia, in cui l’INPS usa ancora l’ISEE ordinario dell’anno precedente) percepirà l’importo più basso di questo 2024, e non i 500 euro a cui si era abituato.
Dal momento che il 2023 potrebbe essere stato l’anno del peggioramento reddituale, è possibile che nel 2025 non avrà bisogno di un ISEE corrente per ricevere l’importo massimo del sussidio. Altrimenti, dovrebbe tornare a chiedere, dopo l’ISEE ordinario, anche quello corrente, ricordandosi però di rinnovarlo dopo i 6 mesi di validità, per non trovarsi di nuovo nella stessa situazione anche l’anno prossimo.