I patronati e il sito dell’INPS a lavoro frenetico in questi giorni prima del Natale e si presuppone che la cosa andrà avanti fino al 31 dicembre 2023 con questo ritmo. Il motivo è l’apertura, dal 18 dicembre 2023, della possibilità di fare domanda per l’assegno di inclusione. La misura di sostegno che dal 1° gennaio 2024 sostituirà in via definitiva il reddito di cittadinanza.
Una scelta quella di aprire in anticipo le richieste rispetto alla decorrenza che non si intuisce se azzeccata o meno, visto che molti uffici di patronato nelle festività natalizie prendono in genere qualche giorno di chiusura.
Anche se è appena tempo di richieste è bene avere le idee chiare su questo nuovo sussidio e, quindi, conoscerne oltre ai requisiti e importi, anche le eventuali cause di futura decadenza.
Solo famiglie con soggetti fragili
L’assegno di inclusione, a differenza del reddito di cittadinanza, è destinato a nuclei familiari in cui ci sia almeno un soggetto c.d. “fragile”. Dove per tale si intende uno tra le seguenti categorie:
- disabile;
- minorenne;
- con almeno 60 anni di età;
- in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi socio sanitari territoriali certificato dalla pubblica amministrazione.
Come il reddito di cittadinanza, invece, anche per l’assegno di inclusione è necessario che siano rispettati, in capo al nucleo, alcuni requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno. A questi si aggiungono requisiti economici (l’ISEE, ad esempio, non deve essere superiore a 9.360 euro). Tra gli obblighi rientra l’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, oltre che di accettare l’offerta di lavoro c.d. “congrua”.
Assegno inclusione, le cause di decadenza
Il fatto di fare domanda per l’assegno di inclusione e che ci sia il successivo riconoscimento, non assicura che si percepirà per tutto il periodo previsto (18 mensilità, rinnovabili per altre 12).
- non si presenta presso i servizi sociali o il servizio per il lavoro competente nel termine fissato, senza un giustificato motivo;
- non sottoscrive il patto per l’inclusione o il patto di servizio personalizzato, salvi i casi di esonero;
- non partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione, comunque denominate
- non rispetta gli impegni concordati con i servizi sociali nell’ambito del percorso personalizzato
- non frequenta regolarmente un percorso di istruzione degli adulti di primo livello, o comunque funzionale all’adempimento dell’obbligo di istruzione;
- non accetta, senza giustificato motivo, una offerta di lavoro “congrua”
- effettua comunicazioni false in modo da determinare un beneficio economico maggiore;
- non un ISEE aggiornato in caso di variazione del nucleo familiare;
- viene trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità, intento a svolgere attività di lavoro, senza aver provveduto alle prescritte comunicazioni previste in questi casi.
Se la perdita del sussidio è causata dalla mancata partecipazione alle politiche attive da parte di un componente, sarò possibile fare nuova domanda assegno inclusione trascorsi almeno 6 mesi dalla decadenza.
Riassumendo
- dal 18 dicembre 2023 è possibile fare domanda per l’assegno di inclusione
- la decorrenza del nuovo sussidio (che sostituisce il reddito di cittadinanza) è dal 1° gennaio 2024
- in capo al nucleo familiare devono essere soddisfatti requisiti si residenza, cittadinanza e soggiorno
- per avere l’assegno di inclusione l’ISEE non deve superare 9.360 euro
- i può perdere il sussidio se durante il periodo di godimento sopraggiungono una o più cause di decadenza in capo ad uno dei componenti il nucleo familiare
- i primi chiarimenti e indicazioni sull’assegno inclusione sono contenuti nella Circolare INPS n. 105/2023.