Molte famiglie si trovano di fronte a problematiche di coppia che portano a separazioni, divorzi e sentenze dei giudici. La parte debole della coppia spesso diventa beneficiaria dell’assegno di mantenimento o dei cosiddetti alimenti. Soldi che un coniuge passa all’altro e che a tutti gli effetti fanno reddito. Infatti il mantenimento va inserito perfino nella dichiarazione dei redditi. E sia da chi il mantenimento lo versa, che deve scaricarlo dal reddito, e sia da chi il mantenimento lo riceve.
“Buonasera, sono un separato che versa l’assegno di mantenimento alla moglie ormai da due anni. In pratica, da quando mi sono separato con la mia ormai ex moglie. Verso 500 euro al mese come il giudice ha stabilito. Adesso però mia moglie compie 67 anni di età. Li completerà a giugno e mi chiedevo se potrà prendere l’assegno sociale visto che non ha mai lavorato e l’unica pensione che gli spetta sarebbe quella sociale. C’è chi mi dice che per colpa del mio assegno di mantenimento mia moglie non ha diritto alla pensione sociale. Allora un coniuge separato si sostituisce all’INPS?”
Separazione e divorzio, assegno sociale in conflitto con l’assegno di mantenimento
In caso di separazione o divorzio, non è raro che per esempio a una moglie il giudice conceda l’assegno di mantenimento. Che naturalmente deve versare il marito obbligatoriamente come stabilito proprio dal giudice. Ma quando la moglie arriva a 67 anni c’è il concreto rischio che l’assegno di mantenimento finisca con l’influenzare il diritto alla pensione di chi riceve l’assegno di mantenimento.
I requisiti per l’assegno sociale 2023
L’assegno sociale dal 1° gennaio 1996 ha sostituito la pensione sociale, ma poco è cambiato perché la misura era è resta una prestazione assistenziale. Non servono infatti contributi previdenziali versati. ma oltre ad aver raggiunto i 67 anni di età, serve rispettare determinate condizioni di reddito. Infatti per la sua natura assistenziale la misura si rivolge solo a chi vive in condizioni di disagio economico e reddituale. Inoltre serve la residenza continuativa in Italia da almeno 10 anni. Il reddito da non superare per un single nel 2023 è pari a 6.542,51 euro.
Per i coniugati invece è pari al doppio, cioè 13.058,02 euro. Per i coniugati resta il fattore del reddito personale prima citato. Perché se il diretto interessato incide sui 13.058,02 euro in misura superiore rispetto a 6.542,51 euro, il diritto all’assegno si perde comunque. Nel 2023 la misura eroga 503,27 euro al mese per 13 mesi. Importi più alti del 2022 per via della perequazione (nel 2022 la misura non arrivava a 470 euro al mese).
Niente pensione o assegno sociale con un mantenimento da 500 euro
L’assegno sociale è una misura che si percepisce come abbiamo visto nel paragrafo precedente in base a determinate situazioni reddituali. A salire del reddito si abbassa l’assegno sociale in maniera proporzionale al reddito detenuto. Significa che ogni 100 euro di assegno di mantenimento che un giudice ha deciso di concedere alla moglie ed a carico del marito, si abbassa l’importo dell’assegno sociale.
I due ex coniugi dovrebbero tornare dall’avvocato per procedere alla rivisitazione della sentenza di separazione originaria, anche se fatta in maniera consensuale. La rinuncia all’assegno di mantenimento non mette a rischio l’assegno sociale dal momento che lo stato di necessità economica di un potenziale beneficiario dell’assegno sociale non deve essere incolpevole.
Le maggiorazioni sociali e l’assegno di mantenimento
Ma anche se il titolare di assegno di mantenimento ha diritto alla sua pensione contributiva, se integrata al minimo o con maggiorazioni sociali al suoi interno, finisce con l’essere penalizzato dal mantenimento. Le maggiorazioni sociali non sono altro che somme aggiuntive su una pensione, erogate a titolari di pensione che sono economicamente svantaggiati. E spesso si tratta di cifre importanti. Le maggiorazioni sono commisurate anche all’età del pensionato. E per esempio è pari a 136,44 euro la maggiorazione mensile per i pensionati con almeno 70 anni di età.
Solo pensionati con trattamenti di importo pari o inferiore al trattamento minimo INPS, privi di qualsiasi altro reddito, hanno diritto alla maggiorazione piena. E i redditi da considerare sono tutti quelli diversi dalla casa di abitazione o dalla pensione di guerra. Quindi ai fini della concessione delle maggiorazioni rilevano i redditi assoggettabili ad IRPEF, i redditi esenti da imposte i redditi soggetti a ritenuta alla fonte o assoggettati ad imposta sostitutiva.