Quando il figlio diventa maggiorenne, l’assegno unico continua a spettare solo laddove siano rispettate determinate condizioni. In particolare, regola vuole che l’assegno unico si percepisce per:
- ogni figlio a carico di minore età;
- per ogni figlio maggiorenne a carico fino a 21 anni di età, a condizione che in capo al figlio stesso sia rispettata una delle seguenti condizioni:
- frequenza di un corso di formazione scolastica o professionale ovvero di un corso di laurea
- svolgimento di un tirocinio ovvero di un’attività lavorativa e possesso di un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro annui
- registrazione come disoccupato e in cerca di lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego
- svolgimento del servizio civile universale;
- per ogni figlio disabile a carico, senza limiti di età.
Ricordiamo anche che l’assegno unico va da marzo a febbraio dell’anno successivo. Ha fatto il suo debito a marzo 2022 con domanda da farsi all’INPS. A marzo 2023 non si è dovuto ripetere la domanda, ma solo rinnovare l’ISEE per chi avesse già fatto richiesta nel 2022. Chi, invece, fa domanda per la prima volta deve presentarla. Inoltre, per chi ha già fatto domanda nel 2022, oltre a rinnovare l’ISEE, deve comunicare eventuali variazioni (ad esempio, è il caso del compimento del 18°anno del figlio).
L’importo della prestazione dipende dall’ISEE del nucleo familiare da una serie di altri fattori (ad esempio la presenza di figli disabili).
L’assegno unico per il figlio maggiorenne
Quando, il figlio compie 18 anni, dunque, l’assegno unico continua a spettare fino al compimento del 21° anno di età ma a condizione che il figlio stesso si trovi in una delle seguenti condizioni:
- frequenta un corso di formazione scolastica o professionale ovvero di un corso di laurea
- svolge un tirocinio ovvero di un’attività lavorativa e possesso di un reddito complessivo inferiore a 8.000 euro annui
- è registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego
- svolge il servizio civile universale.
Anche quando, il figlio 18enne lavora, quindi, è possibile ancora avere l’assegno unico.
Come calcolare il reddito complessivo del figlio
Premesso che ai fini dell’assegno unico, per figli a carico si intendono quelli che fanno parte del nucleo familiare ai fini ISEE, è bene sapere quale sia il reddito di riferimento da prendere in considerazione quando il figlio maggiorenne lavora.
A questo proposito l’INPS, nel Messaggio n. 1714 del 20 aprile 2022, ha precisato che il reddito da prendere come riferimento deve essere quello dell’anno a cui si riferisce la domanda per l’assegno unico.
Dunque, per l’assegno unico che va da marzo 2023 a febbraio 2023, ai fini della verifica della soglia di 8.000 euro per il reddito del figlio maggiorenne, occorre considerare il reddito complessivo di quest’ultimo per l’anno 2023. Anche se qui l’INPS parla di “anno di riferimento della domanda”, non specificando se “anno d’imposta“ oppure “anno d validità” dell’assegno unico.
La differenza è importante perché nel primo caso andrebbe considerato il reddito complessivo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre. Nel secondo caso, invece, il reddito complessivo che va da marzo a febbraio dell’anno dopo.
Nel messaggio è anche detto che il reddito complessivo del figlio maggiorenne è dato dalla somma di tutti i suoi redditi imponibili, al lordo degli oneri deducibili e di eventuali detrazioni spettanti (compresi quindi, ad esempio, i redditi da locazione).