La Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per presunte violazioni dei diritti dei lavoratori mobili provenienti da altri paesi dell’UE, in relazione alle prestazioni familiari.
Al centro di questa controversia c’è l’assegno unico universale per i figli a carico. Secondo la Commissione, l’Italia ha discriminato i lavoratori mobili non residenti in Italia per almeno due anni o i cui figli non vivono in Italia, impedendo loro di beneficiare dell’assegno.
Cos’è l’Assegno Unico?
L’assegno unico, ricordiamo, è una prestazione economica erogata dall’INPS a favore delle famiglie con figli a carico, che ha sostituito diverse altre forme di sostegno economico. Questa misura è destinata a tutti i nuclei familiari con figli minori, figli maggiorenni fino a 21 anni (a determinate condizioni) e figli disabili senza limiti di età. L’importo dell’assegno è variabile e dipende dalla situazione economica del nucleo familiare, misurata tramite l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE).
Per beneficiare dell’assegno unico, è necessario soddisfare alcune condizioni specifiche. I requisiti includono:
- residenza e durata: Il richiedente deve risiedere in Italia per almeno due anni continuativi, oppure deve svolgere un’attività lavorativa in Italia con contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato;
- figli a carico: I figli devono essere a carico del richiedente ai fini ISEE. L’assegno è destinato a ciascun figlio minore, a ciascun figlio maggiorenne fino a 21 anni se rispettano determinate condizioni (come l’iscrizione a un corso di studi o di formazione, un tirocinio, oppure se svolgono un lavoro con reddito annuo inferiore a una certa soglia), e a ciascun figlio disabile senza limiti di età.
Importo e domanda
L’importo dell’assegno unico varia in base all’ISEE del nucleo familiare.
Quando l’assegno unico è stato introdotto, tutti i richiedenti dovevano presentare domanda all’INPS. Tranne i percettori del reddito di cittadinanza, per i quali il pagamento avveniva automaticamente. Negli anni successivi, coloro che avevano già fatto domanda dovevano solo rinnovare l’ISEE. Questa regola rimane valida anche per l’assegno unico 2024: chi ha già presentato domanda in passato deve semplicemente aggiornare l’ISEE, senza dover ripresentare una nuova domanda assegno unico nel 2024.
Chi invece deve presentare domanda per la prima volta, oppure chi ha avuto la propria richiesta decaduta, revocata, respinta o rinunciata, deve fare una nuova domanda. Inoltre, chi ha già fatto richiesta in passato deve comunicare eventuali variazioni nelle circostanze familiari, come la nascita di un nuovo figlio.
Assegno unico: implicazioni del deferimento UE
Dopo il deferimento sul Canone Rai, arriva anche quello sull’assegno unico. La decisione della Commissione Europea di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia potrebbe avere significative implicazioni per il sistema dell’assegno unico.
Se la Corte dovesse confermare la violazione, l’Italia potrebbe essere obbligata a rivedere i criteri di ammissibilità per includere i lavoratori mobili e i loro figli. Indipendentemente dal periodo di residenza in Italia.
Questo cambiamento potrebbe comportare un ampliamento della platea dei beneficiari e una maggiore equità nel trattamento dei lavoratori mobili all’interno dell’Unione Europea.
Riassumendo…
- L’Italia è stata deferita alla Corte UE per discriminazione sui benefici dell’assegno unico.
- L’assegno unico è destinato a famiglie con figli a carico, variabile in base all’ISEE.
- Requisiti: residenza in Italia, figli minori, maggiorenni fino a 21 anni, disabili senza limiti.
- Importo minimo per il 2024 è 57 euro, aggiornato annualmente secondo l’indice dei prezzi.
- Domanda all’INPS necessaria solo per nuovi richiedenti o variazioni nelle circostanze familiari.
- Decisione UE potrebbe ampliare l’assegno unico per includere più lavoratori mobili.