Un luogo comune radicato, e avallato da recenti scandali nazionali, spinge ad associare l’assenteismo al settore pubblico: ma è vero che la malattia dal lavoro è una prerogativa dei dipendenti statali? L’osservatorio della CGIA di Mestre sulle assenze per malattia ha fatto luce sulle assenze per malattia di dipendenti pubblici e privati mettendo a confronto i dati del 2014 nei due comparti. E i risultati non sono sempre così scontati. Lotta ai fannulloni: leggi i decreti approvati contro l’assenteismo
Assenteismo: i dipendenti privati si ammalano meno ma più a lungo
Nel 2014 almeno un lavoratore su tre nel privato e uno su due nel pubblico è stato a casa almeno una volta per malattia.
Allora è vero che mediamente l’assenteismo è più radicato tra gli statali? Bisogna però anche tener conto della durata della malattia e, sotto questo profilo, i privati sembrano fare peggio. Se andiamo a contare i giorni di assenza infatti, quelli dei privati sono più del doppio rispetto a quelli del settore pubblico (8.523.249 contro 4.869.303). Vero è che in generale il numero dei dipendenti del privato è più alto di quello dei lavoratori del settore pubblico e quindi questo incide sui numeri assoluti. Ma è anche vero che la durata media della malattia dei dipendenti privati è più lunga: gli statali stanno più frequentemente a casa per malattie che durano uno o due giorni, mentre le assenze nel privato sono meno frequenti ma più lunghe. E’ dai 4 giorni in su che si assiste al sorpasso dell’assenteismo dal lavoro privato rispetto al comparto pubblico.
Tutelare il diritto alla malattia e combattere l’assenteismo
Il coordinatore dell’Ufficio Studi della CGIA Paolo Zabeo ha invitato a non strumentalizzare questi dati e a non creare astio tra le due categorie di lavoratori.
Zabeo ha commentato il rapporto dell’Osservatorio spiegando che, ad eccezione di alcuni casi limite, “anche il pubblico impiego può contare su un alto livello di professionalità e di correttezza dei propri dipendenti. Nella sanità, nella scuola e tra le forze dell’ordine, ad esempio, possiamo contare su del personale che ci viene invidiato dal resto d’Europa”. Questo però non significa che non debba essere usato il pugno duro contro gli assenteisti: “è doveroso colpire con maggiore determinazione chi non fa il proprio dovere, vale a dire coloro che, assentandosi ingiustificatamente, recano un danno all’ente per cui lavorano, ai propri colleghi e, più in generale, a tutti i contribuenti”.