Sei stato assunto in regola da poco, o almeno pensi che così sia andata, e per esserne sicuro vorresti un modo per controllare la registrazione del contratto con tutte le clausole accettate e firmate? In realtà un modo facile e diretto esiste da tempo anche se pochi lavoratori dipendenti ne sono a conoscenza. Il datore che assume lavoratori dipendenti, infatti, per metterli in regola, deve inviare telematicamente una comunicazione obbligatoria ai servizi per l’impiego del proprio territorio. Si tratta del modello Unilav: tale documento andrebbe appunto consegnato anche al neoassunto.
Sebbene sia obbligatorio, però, nella pratica non sempre il datore di lavoro “si ricorda” di consegnare il modello Unilav protocollato. Esistono in questo caso altri modi per controllare di essere stato assunto in modo regolare? Ve ne suggeriamo tre.
Assunzione in regola: come verificare con la scheda anagrafica
Presso il centro per l’impiego (l’ex ufficio di collocamento) più vicino si può richiedere la scheda anagrafica professionale. In questo documento sono contenute tutte le informazioni sul contratto di lavoro. L’aggiornamento può richiedere qualche giorno ma se l’assunzione risale a due settimane o più e il contratto non appare nella scheda, è bene verificare presso il centro per l’impiego.
Estratto conto Inps: cosa ti dice sul contratto di lavoro
Un modo alternativo per controllare l’assunzione regolare è l’estratto conto Inps. Quest’ultimo infatti contiene tutti i contributi accreditati mediante i servizi online per il cittadino ai quali i lavoratori hanno accesso mediante codice pin, identità unica digitale spid o carta nazionale dei servizi.
Assunto regolare? Controlla con il modello CU
Da ultimo per sicurezza si può verificare la certificazione unica (CU) relativa al rapporto di lavoro nella dichiarazione precompilata (730 o modello Redditi).
Assunto full time ma registrato part time: cosa fare
In molti casi la registrazione del dipendente avviene ma con condizioni diverse da quelle concordate in fase contrattuale. L’esempio più ricorrente è quello del rapporto di lavoro full time ma registrato come part time. E’ un pregiudizio per il lavoratore anche in un’ottica di contributi. Se il datore non consegna al lavoratore il contratto e tutte le informazioni specifiche su orari, retribuzione etc. rischia multe salate.
Leggi anche:
Quanto costa una badante e come metterla in regola
Lavoro full time risulta part time: gli effetti sulla pensione