Domani, il Tesoro collocherà all’asta BTp per un controvalore complessivo tra 4,25 e 5,75 miliardi di euro. Di questi, una porzione tra 1,25 e 1,75 miliardi andrà al bond a 30 anni con scadenza 1 settembre 2051 e cedola 1,70% (ISIN: IT0005425233). Si tratterà della sesta tranche. Questo titolo debuttò sul mercato meno di un anno fa. Da allora, il prezzo ha subito varie oscillazioni per via dell’andamento alterno del comparto obbligazionario. Al momento, il saldo è negativo di circa l’1%. La quotazione si attesta sostanzialmente alla pari (100,20), ma era arrivata a un massimo di 107,40 a gennaio e febbraio, toccando un minimo di 91 centesimi a maggio.
Sulla base di questi dati, abbiamo che il rendimento del BTp a 30 anni oggi vale 1,69%. Al netto della tassazione, scendiamo all’1,48%. A maggio, in questo secondo caso era arrivato all’1,92%, mentre all’inizio dell’anno risultava sceso a un minimo dell’1,19%. Considerato che l’inflazione italiana ad agosto è salita al 2,1%, il BTp 2051 non sarebbe in grado neppure di coprire la perdita del potere di acquisto del capitale investito.
Asta BTp 2051, prezzi ancora alti
Anzi, nel caso in cui l’inflazione si mantenesse stabile fino alla scadenza, l’obbligazionista perderebbe qualcosa come il 18,6% del capitale in termini reali. Detto in altre parole, questo bond a 30 anni ancora rende troppo poco per risultare appetibile al grande pubblico. Sarebbe opportuno attendere una risalita dei tassi di mercato prima di buttarsi sulle scadenze lunghe. Certo, il problema in questa fase sarebbe trovare scadenze medio-brevi con rendimenti nominali positivi.
E comprare BTp 2051 per sperare di rivenderlo a prezzi più alti? Per quanto detto, se il rendimento nei prossimi mesi e anni salirà, la quotazione scenderà. Chiaramente, si potrebbe puntare su un arco temporale medio-lungo per un’operazione speculativa come questa, accontentandosi nel frattempo di percepire rendimenti reali negativi e sperare di colmare il divario con una plusvalenza sufficiente.