Martedì 29 novembre si terrà un’asta di BTp a medio-lunga scadenza. Il Tesoro punta a raccogliere tra un minimo di 3,25 e un massimo di 4,25 miliardi di euro. L’importo sarà così suddiviso:
- Terza tranche del BTp 1 maggio 2033 e cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128) per 2,5-3 miliardi;
- Decima tranche del CcTeu 15 ottobre 2030 e cedola 0,75% + Euribor 6 mesi (ISIN: IT0005491250) per 0,75-1,25 miliardi.
Due bond redditizi all’asta BTp
Con questa emissione gli investitori hanno l’opportunità di inserire in portafoglio un titolo relativamente redditizio e che già inizia ad offrire rendimenti sempre più bassi sul mercato secondario.
Lo scorso venerdì, il nuovo BTp a 10 anni trattava a un rendimento inferiore al 3,85%, pur a premio rispetto all’attuale “benchmark” decennale in scadenza a dicembre 2032. Non meno interessante sarà il CcTeu. Esso è un titolo di stato peculiare, nel senso che non offre una cedola fissa, bensì indicizzata all’andamento dell’Euribor a 6 mesi. A esso aggiunge uno spread dello 0,75%.
L’Euribor a 6 mesi a cui fa riferimento è quello vigente due sedute antecedenti l’inizio della data di godimento semestrale degli interessi. Sulla base di questo dato, otteniamo che il rendimento annualizzato del CcTeu 2030 risulta attualmente in area 3,55%. Non male per un titolo della durata residua di neppure otto anni. E c’è da dire che in prospettiva potrà staccare qualche cedola ancora più generosa, se è vero che l’Euribor a 6 mesi risulta salito dello 0,35% rispetto al suo valore di metà ottobre, quello a cui farà riferimento la cedola di aprile.
Ultime chiamate per rendimenti alti?
I rendimenti all’asta BTp iniziano a stabilizzarsi o a contrarsi.
Di questo passo, cedole lorde annuali del 4,40% non ne vedremmo più alle nuove emissioni del prossimo anno. Chiaramente, può anche accadere che la BCE proceda sui tassi più speditamente del previsto. Tuttavia, lo scenario di base resta di una stretta arrivata quasi al capolinea. Semmai, l’istituto cercherà di contrastare l’alta inflazione riducendo il suo bilancio tramite il “quantitative tightening”.