Altra asta di BTp a medio-lunga scadenza per fine mese. In data 30 marzo, il Tesoro punta a raccogliere tra 7,5 e 9 miliardi di euro attraverso l’emissione di quattro titoli di stato. Ecco quali sono nel dettaglio:
- BTp 1 aprile 2028, cedola 3,40% (ISIN: IT0005521981), sesta tranche, 2,5-3 miliardi;
- BTp 1 maggio 2033, cedola 4,40% (ISIN: IT0005518128), nona tranche, 3-3,5 miliardi;
- CcTeu 15 ottobre 2030, cedola spread 0,75% (ISIN: IT0005491250), dodicesima tranche, 1-1,25 miliardi;
- CcTeu 15 aprile 2029, cedola spread 0,65% (ISIN: IT0005451361), diciassettesima tranche, 1-1,25 miliardi.
Soluzioni a medio-lungo termine
Non ci sono titoli di nuova emissione, bensì solo ulteriori tranche di bond già in circolazione sul mercato secondario.
Quanto al decennale, la corsa nelle ultime sedute ha spinto la quotazione fin sopra 103. In cambio, il rendimento è sceso al 4,05%. Qui, il periodo d’investimento è certamente più lungo, ma al contempo si avrebbe modo di impiegare la liquidità a rendimenti non così facili da trovare in giro per un asset sicuro. Un drastico rialzo dei prezzi con la discesa dei tassi di mercato nei prossimi anni consentirebbe il disinvestimento con profitto.
In asta BTp due CcTeu
Infine, i due CcTeu. Trattasi di titoli di stato con cedola agganciata all’Euribor a 6 mesi. Quest’ultimo è salito al 3,28% alla fine della scorsa settimana, il livello più alto dalla fine del 2008. Il primo titolo con scadenza nell’ottobre 2030 offre uno spread dello 0,75%. Al netto dell’Euribor, il suo rendimento attualmente risulta dell’1,07% sulla base di una quotazione di 97,76 centesimi al termine della seduta di ieri. Si confronta con il 3,70% del BTp dicembre 2030 con cedola fissa.
Quanto al secondo CcTeu in asta dopodomani, abbiamo uno spread dello 0,65% e una quotazione di 99,49 centesimi per un rendimento lordo alla scadenza, al netto sempre della componente Euribor, dello 0,73% contro il 3,59% offerto ieri dal bond ordinario con scadenza giugno 2029. In questo caso, l’Euribor medio nei prossimi sei anni dovrebbe essere almeno sopra il 2,85% per giustificare l’investimento, altrimenti s’inserirebbe in portafoglio un asset meno redditizio del titolo con cedola fissa.
L’andamento dell’Euribor è a sua volta legato all’inflazione nell’Area Euro. Da notare che i tassi di mercato sono stati negativi per anni fino alle medio-lunghe scadenze, poiché l’inflazione risultava sotto il target BCE del 2% e la Banca Centrale Europea teneva il costo del denaro bassissimo e iniettava liquidità sui mercati. Lo scenario è cambiato repentinamente lo scorso anno con l’esplosione dell’inflazione a seguito dei postumi della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina.