Settimana impegnativa per il Tesoro italiano, che per la prima volta dal 2010 non ha cancellato le aste di metà agosto. Di solito, il calendario delle emissioni viene sfoltito in piena estate, anche perché le disponibilità liquide si mostrano più che sufficienti a garantire il pieno funzionamento della macchina statale. Quest’anno, le cose vanno diversamente. Il Tesoro ha esigenza di mettere in cassa quanta più liquidità possibile per finanziare le misure di sostegno ai redditi e il mancato gettito fiscale provocato dal Covid-19.
Domani, il Tesoro emetterà BoT a 12 mesi per un controvalore di 7 miliardi di euro. Ma la vera sfida sarà l’asta di dopodomani, quando verranno offerti titoli a medio-lungo termine tra un minimo di 5,25 miliardi e un massimo di 6,75 miliardi. In due giorni, quindi, lo stato italiano cercherà di raccogliere qualcosa come fino a 13,75 miliardi, un importo non indifferente nei giorni appena precedenti il Ferragosto.
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I BTp all’asta
Tre saranno i BTp all’asta di questo giovedì. Il primo è la quinta tranche del bond in scadenza il 15 agosto 2023 e cedola 0,30% (ISIN: IT0005413684). L’importo varia da un minimo di 2,25 e un massimo di 2,75 miliardi. All’asta supplementare verranno offerti ulteriori 550 milioni. Il secondo bond riguarda la terza tranche del BTp 15 settembre 2027 e cedola 0,95% (ISIN: IT0005416570). Anche in questo caso, si va da un obiettivo minimo di 2,25 a uno massimo di 2,75 miliardi, con possibili altri 550 milioni all’asta supplementare.
Infine, sarà la volta della terza tranche del BTp 1 settembre 2050 e cedola 2,45% (ISIN: IT0005398406). Data la durata ben più longeva, qui gli importi fissati risultano inferiori, andando da un minimo di 750 milioni a un massimo di 1,25 miliardi, con 250 milioni per l’eventuale asta supplementare.
Dunque, in offerta vi sono i titoli a 3, 7 e 30 anni, oltre i BoT annuali. A Ferragosto, dunque, il Tesoro punta a raccogliere capitali sul tratto a breve, medio-lungo e ultra-lungo della curva. Può confidare in un clima abbastanza sereno sui mercati, se è vero che i decennali italiani siano scesi sotto il rendimento dell’1% e che il BTp 2067, il più longevo sinora emesso dal Tesoro, offra poco più del 2% sul secondario, con lo spread BTp-Bund a 10 anni in area 150 punti.
Del resto, gli investitori sono a caccia di “yield” e i titoli italiani si mostrano abbastanza appetibili proprio per i rendimenti più alti offerti, a fronte di un rischio effettivo divenuto contenuto, tra accomodamento della BCE e sostegno fiscale della Commissione UE con il “Recovery Fund”.
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