Maxi-emissione di titoli di stato nella mattinata di oggi. Il Tesoro ha raccolto altri 8 miliardi di euro, attraverso il collocamento all’asta di tre bond: i BTp a 5 e 10 anni e il CcTeu a 7 anni. La domanda è stata complessivamente di circa 11,9 miliardi. Nel dettaglio, è stata piazzata sul mercato l’11-esima tranche del BTp 01 agosto 2026 senza cedola (ISIN: IT0005454241) per 3 miliardi, a fronte di ordini per 4,6 miliardi. Il rendimento esitato è salito di ben 31 punti base rispetto all’emissione precedente allo 0,50%.
Ed è stata la volta anche della quinta tranche per il BTp 01 giugno 2032 e cedola 0,95% (ISIN: IT0005466013).
Infine, 11-esima tranche del CcTeu 15 aprile 2029 (ISIN: IT0005451361) e cedola 0,65% a cui va sommato l’Euribor a 6 mesi. Raccolti 1,5 miliardi a fronte di richieste per 2,44 miliardi. Il rendimento è salito in questo caso di 6 punti base allo 0,08%.
Asta BTp, rendimenti ancora non appetibili
In definitiva, il costo di emissione del debito sta risalendo drasticamente per l’Italia, pur rimanendo storicamente assai basso. I bond non sono, peraltro, diventati granché appetibili per il canale retail. Basti pensare che il rendimento decennale all’asta BTp odiena si attesta a meno dell’1,40%, quando l’inflazione italiana a dicembre si è portata al 3,9%. In termini reali, partiamo da -2,4%. Se l’inflazione si mantenesse invariata fino alla scadenza del bond, “bruceremmo” un quarto del capitale investito.
Evidentemente, il mercato sconta un’inflazione in discesa nei prossimi anni e, soprattutto, ancora i bond beneficiano degli acquisti netti condotti dalla BCE tra “quantitative easing” e PEPP. I due programmi monetari tengono alti i prezzi delle obbligazioni, sebbene il secondo cesserà a fine marzo e il primo sarà transitoriamente aumentato di dimensioni nel corso dei due trimestri successivi.