Il Tesoro ha collocato oggi sul mercato titoli di stato per un controvalore di 8,25 miliardi di euro, il massimo previsto. Con l’operazione di oggi, sale a 400 miliardi di euro il debito pubblico emesso quest’anno, quanto aveva stimato il governo per l’intero 2020 prima del Covid. A conti fatti, serviranno ancora fino a quasi 200 miliardi entro l’anno per fronteggiare l’emergenza sanitaria e il “buco” da questa provocato nei conti pubblici.
Tra i titoli, vi è stata la prima tranche del BTp 1 febbraio 2026 e cedola 0,50% (ISIN: IT0005419848), assegnata per 4,5 miliardi e che ha registrato ordini per oltre 6 miliardi, esitando un prezzo di aggiudicazione di 99,60 e un rendimento lordo dello 0,58%, in crescita dallo 0,46% di luglio.
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E’ stato anche riaperto il collocamento del BTp dicembre 2030 per un controvalore di 2,5 miliardi e a un rendimento dell’1,11%, anche in questo caso in risalita dall’1,04% di luglio e ai massimi dall’asta di giugno. Domanda pari a 1,35 volte l’offerta, da 1,38 di luglio. Infine, assegnati anche CcTeu per 1,25 miliardi e con scadenza dicembre 2023 a un rendimento dello 0,45% e un rapporto di copertura di 1,68.
Rendimenti infimi
Tornando ai quinquennali, abbiamo un titolo che ci offre una cedola lorda dello 0,50% e che al netto dell’imposizione fiscale scende allo 0,4375%. Rapportandola all’esborso monetario (99,60 centesimi), quella netta effettiva si attesta allo 0,4392. Vediamolo con un esempio: se abbiamo acquistato 1.000 euro nominali, abbiamo pagato 996 euro. La cedola annuale dello 0,50% lordo equivale a soli 5 euro e 4,37 euro netti. Questi ultimi incidono per meno dello 0,44%, una volta rapportati ai 996 euro spesi.
Alla scadenza, il Tesoro ci restituirà 1.000 euro, per cui matureremo una plusvalenza lorda di 4 euro e netta di 3,50 euro, pari allo 0,065% annualizzato per l’intero periodo dell’investimento. Pochissimo, ma in perfetta linea con i tempi magrissimi dei rendimenti in questa fase.