Una settimana intensa per il Tesoro quella che è appena iniziata. Mercoledì 13 aprile, saranno offerti in asta BTp per un controvalore minimo di 6,5 e massimo di 8 miliardi di euro. Nel dettaglio, si tratta del nuovo “benchmark” a 3 anni 15 agosto 2025 e cedola 1,20%; della nona tranche 15 febbraio 2029 e cedola 0,45%; della quindicesima tranche 1 agosto 2029 e cedola 3%; della dodicesima tranche 1 marzo 2040 e cedola 3,10% e, infine, della nuova scadenza a 30 anni 1 settembre 2052 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005480980).
E noi ci concentreremo su quest’ultimo bond, perché presenta caratteristiche interessanti.
Asta BTp a 30 anni, tracollo della quotazione
Il suo massimo lo toccò il 13 gennaio scorso, quando a fine seduta quotò 101,65. Al contrario, il minimo risale proprio alla settimana scorsa a meno di 87 centesimi. Chi lo ha acquistato nei primi giorni del suo debutto sul mercato secondario, obiettivamente non ha fatto un affarone. Ha messo in portafoglio un titolo che gli infliggerà perdite virtuali per chissà quanto tempo, a fronte di un rendimento modesto. Viceversa, chi lo acquistasse in questi giorni, si ritroverebbe un BTp a 30 anni teoricamente capace di proteggere il suo potere d’acquisto nel medio-lungo periodo.
Con un’inflazione italiana al 7%, il BTp 2052 non sembra al momento in grado di fare granché. Tuttavia, questo boom dei prezzi al consumo non dovrebbe durare a lungo, per quanto potrebbe rivelarsi un fenomeno tutt’altro che breve. Ma in un’ottica di lungo periodo, un rendimento netto di circa il 2,50% appare interessante, a meno evidentemente di non voler tenere il titolo in portafoglio per troppi anni.