Asta BTp€i 2026, ecco come può aiutare il potere d’acquisto

Il Tesoro emetterà in asta nei prossimi giorni la tredicesima tranche del BTp€i 2026 per un importo compreso tra 750 milioni e 1 miliardo.
3 anni fa
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BTp short term e BTp€i in asta venerdì 25 ottobre
BTp short term e BTp€i in asta venerdì 25 ottobre © Licenza Creative Commons

Il Tesoro emetterà all’asta di mercoledì 26 aprile la settima tranche del BTp short term per 2,25-2,75 miliardi e la tredicesima tranche del BTp€i 2026 (ISIN: IT0005415416) per un importo compreso tra 750 e 1 miliardo di euro. Questo secondo bond è quello che analizzeremo, trattandosi di un titolo con cedola indicizzata all’inflazione dell’Eurozona. Si distingue dal BTp Italia, che come sappiamo offre una cedola agganciata all’inflazione FOI ex tabacchi, cioè italiana.

Asta BTp€i tra rendimento reale e inflazione

Il BTp€i in asta offre una cedola fissa lorda reale dello 0,65%.

Ieri, sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana si acquistava a un prezzo di 110. Ciò significa che bisognerebbe spendere 1.100 euro per un investimento nominale di 1.000 euro. A queste condizioni, il rendimento lordo al netto dell’inflazione europea è di -1,64%. Esso si confronta con l’1,49% offerto dal BTp con cedola fissa e pari durata residua.

In altre parole, il “breakeven” tra i due bond a 4 anni è superiore al 3,1%. Questo segnala che il mercato si attende un tasso medio annuo d’inflazione nel’Eurozona di oltre il 3,1% per il prossimo quadriennio. Qualora l’inflazione effettiva al 2026 risultasse ancora più alta, l’obbligazionista in possesso del BTp€i 2026 avrà incassato un rendimento maggiore di quello che gli avrebbe offerto il BTp ordinario. Viceversa, avrà incassato un rendimento minore.

Confronto con BTp Italia

Il BTp Italia 2026 ci offriva ieri un rendimento lordo al netto dell’inflazione del -0,78%. A conti fatti, il mercato si attende un’inflazione italiana media da qui al 2026 di poco inferiore al 2,3%. Dunque, i prezzi al consumo nel nostro Paese crescerebbero a un ritmo decisamente più lento che nel resto dell’Eurozona. In un certo senso, è quanto stia accadendo già da anni e anche in questi mesi. A fronte del 7,5% indicato dall’Eurostat, l’Istat per il mese di marzo segnala il 6,5%.

Lo stesso dato armonizzato si attesta al 7%, comunque inferiore al dato dei 19 stati dell’euro.

Conclusioni

Questo ci fa capire perché il BTp€i offra un rendimento lordo reale di oltre 80 punti base (0,8%) più basso del BTp Italia. Esso sconta un’inflazione attesa più alta per l’Eurozona rispetto a quella italiana. Se a consuntivo le attese saranno confermate, l’obbligazionista avrà avuto modo di incassare un rendimento reale positivo, dato che, a fronte di un’inflazione italiana media di neppure il 2,3%, avrebbe portato a casa più del 3,1%. Al contrario, se fosse l’inflazione italiana superiore a quella dell’Eurozona, il rendimento reale incassato risulterebbe negativo. L’obbligazionista avrebbe scommesso sul bond indicizzato sbagliato.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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