Il prossimo martedì 26 ottobre, il Tesoro offrirà all’asta BTp short term con scadenza gennaio 2024 per 1,75-2,25 miliardi di euro e BTp€i 2051 per altri 500-750 milioni. In questo secondo caso, si tratta della sesta tranche del bond con cedola agganciata all’inflazione nell’Eurozona. Il titolo offre un tasso d’interesse reale dello 0,15% (ISIN: IT0005436701). Attualmente, presenta sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana una quotazione di 105,59, in rialzo di ben l’8,3% in appena tre mesi. Pensate che nello stesso arco di tempo, il BTp a 30 anni si è deprezzato del 3,3%.
Viceversa, il rendimento del BTp€i 2051 è crollato dallo 0,24% al -0,04%. Per il bond con cedola fissa c’è stato un rialzo dall’1,68% all’1,86%. Pertanto, in tre mesi lo spread tra i due titoli è passato dall’1,44% all’1,90%. In altre parole, c’è stato un surriscaldamento delle aspettative d’inflazione a 30 anni nell’Area Euro di ben 46 punti base o 0,46%. Questo segnalerebbe il differenziale di rendimento tra un titolo con cedola fissa e uno indicizzato all’inflazione.
BTp€i 2051, il prezzo è giusto?
Il trend ci appare abbastanza verosimile. Negli ultimi mesi, l’inflazione nell’area è salita ai massimi da oltre un decennio, arrivando al 3,4% a settembre, nettamente sopra il target BCE del 2%. Di conseguenza, il mercato sta correndo a inserire in portafoglio titoli che possano proteggere il capitale dalla perdita del potere d’acquisto. La domanda è: gli obbligazionisti stanno scontando la giusta inflazione? Premesso che una previsione a così lungo termine è di fatto impossibile, qui saremmo dinnanzi a una dinamica dei prezzi mediamente inferiore all’obiettivo della BCE.
E’ credibile che sia così? Stando alla breve storia dell’Eurozona (poco più di 20 anni di vita), diremmo che difficilmente Francoforte tollererebbe un tasso d’inflazione sopra il target così a lungo. In altre parole, il mercato starebbe reagendo opinatamente alla reflazione di questi mesi.