Martedì 14 maggio, il Tesoro emetterà BTp per un controvalore compreso tra un minimo di 5,25 e un massimo di 6,75 miliardi di euro. Nel dettaglio, saranno collocati BTp con scadenza 15 luglio 2022 e cedola lorda 1% (ISIN: IT0005366007) per un importo compreso tra 2,25 e 2,75 miliardi; BTp con scadenza 15 luglio 2026 (ISIN: IT0005370306) e cedola 2,1% per un importo tra 2 e 2,5 miliardi; infine, BTp con scadenza 1 settembre 2049, cedola 3,85% (ISIN: IT0005363111), per un importo tra 1 e 1,5 miliardi. Trattasi, quindi, di triennali, settennali e trentennali.
BTp 2049: rendimento in area 3,90%, ma occhio alla cedola per non restare fregati
Attualmente, sul mercato secondario i BTp a 3 anni rendono l’1,20%, quelli a 7 anni il 2,17% e offrono il 3,51% per i 30 anni.
Investimenti con obiettivi dipendenti dalle scadenze
Va da sé che avrebbe senso acquistare tali bond solo se all’asta di martedì prossimo esitassero prezzi non superiori a quelli vigenti sul secondario, sopra riportati alle quotazioni odierne. Quanto alla convenienza assoluta, il ragionamento cambia, a seconda della scadenza. Il triennale verosimilmente verrebbe detenuto fino alla scadenza, per cui poco dovrebbe importarci delle variazioni a cui i prezzi sarebbero esposti nei prossimi mesi, in un senso o nell’altro. Data la bassa duration, non si presterebbe certamente bene per sfruttare tali movimenti, ossia per speculare.
Il discorso inizia a cambiare con il settennale. Offre cedola e rendimento relativamente generosi, se si considera che altrove nell’Eurozona sulle medesime scadenze vengono esitati rendimenti di non meno 4 volte inferiori. Almeno, qui risulta più che coperta l’inflazione attesa. La duration è di 6,6 anni, per cui all’aumentare del rendimento dell’1%, il prezzo crollerebbe del 6,6% e viceversa.
Investire in BTp e guadagnare a doppia cifra in pochi mesi, è appena successo
Infine, il BTp 2049. Su questa scadenza, nessuno nell’Occidente offre di più, a parte la Grecia. Con una duration di oltre 18 anni, si mostra un titolo abbastanza speculativo. Difficile, infatti, che lo si acquisti per detenerlo fino alla scadenza, almeno non nel caso di un investitore privato. Ora, non è possibile a priori immaginare quale sarà la direzione a breve delle quotazioni di questo bond. Certo è che se tendesse ai rendimenti spagnoli, ci sarebbe spazio per una risalita di ben il 25%, anche se appare abbastanza improbabile che ciò avvenga, allo stato attuale. Viceversa, se tornasse ai livelli pre-QE, pur non tenendo conto dei picchi esitati con la crisi dello spread, perderebbe un buon 25%.
Quali movimenti a breve sul lungo termine?
Ora, oggi come oggi i movimenti in un senso o nell’altro dipendono essenzialmente da tre fattori: rapporti tra Italia e Commissione europea sulla politica di bilancio; andamento dell’economia italiana; politica monetaria della BCE. Con le clausole di salvaguardia da 23 miliardi per l’anno prossimo, nuove tensioni con Bruxelles non dovrebbero essere escluse, ma se l’esperienza insegna, non si dovrebbe ripetere il dannoso scenario dello scorso anno. Quanto alla crescita, è noto che l’Italia sia appena uscita da una recessione tecnica accusata nel corso del secondo semestre 2018 e difficilmente si riprenderà a ritmi veloci nei prossimi trimestri. Ciò pesa negativamente sulle valutazioni del mercato verso i nostri BTp.
Per concludere, elementi negativi tendono ad essere contrappesati nel breve da fattori tendenzialmente positivi per i BTp, anche se i primi prevarrebbero. Ciò ci porta a supporre che l’acquisto di un BTp a 30 anni si mostra un azzardo, se si punta a rivenderlo sul mercato in pochi mesi, mentre potrebbe mostrarsi un’opportunità interessante nel medio termine, considerando il rendimento relativamente alto offerto. Attenzione, però, alla finestra temporale stretta che si aprirebbe per monetizzare i guadagni: poco dopo che le quotazioni salissero a seguito della ripresa economica e prima che questa si consolidasse in tutta l’area, spingendo la BCE a chiudere i rubinetti della liquidità, deprimendo il mercato a reddito fisso. In sostanza, la migliore occasione si avrebbe con una ripresa dell’Italia accompagnata da una modesta dell’Eurozona, tale da non spingere l’inflazione e far correre subito Francoforte ad alzare i tassi.