Ogni giorno che passa è sempre più chiaro che il governo non avrà vita facile nel varare la riforma delle pensioni di cui da tempo si parla, soprattutto per i nati nel 1963.
Le risorse sono sempre scarse, e l’INPS rischia di collassare di fronte all’introduzione di misure troppo agevolate in termini di requisiti di uscita dal mondo del lavoro. Se prima si discuteva insistentemente di “quota 41 per tutti”, di pensioni flessibili e di superare la riforma Fornero, ora il panorama è cambiato.
“Salve, sono Rodolfo e sono un lavoratore nato nel 1963 che nel 2025 completerà i 41 anni di contributi. Se il governo varerà davvero la quota 41 per tutti, potrei andare in pensione come desidero. Tuttavia, credo che nel 2025 questa misura non verrà attuata. Non sono un lavoratore precoce e non rientro nemmeno nelle categorie di quota 41 per i precoci, quindi avevo puntato seriamente sulla quota 103. Nel 2024, però, non raggiungerò l’età e i contributi necessari come qualcuno nato l’anno prima di me e che ha già 41 anni di contributi. Secondo voi, quali sono le possibilità che nel 2025 io possa sfruttare la quota 103? Dato che la misura scade il 31 dicembre prossimo, pensate verrà confermata o no?”
Attenzione a cosa succede nel 2025, le pensioni per i nati nel 1963 potrebbero allontanarsi
Come anticipato, la riforma delle pensioni è complessa e, come sempre accade, secondo noi non si andrà oltre alcune proroghe delle misure oggi in vigore e prossime alla scadenza. Queste misure includono l’opzione donna, l’Ape sociale e la quota 103, tutte accomunate dalla scadenza al 31 dicembre 2024.
Pertanto, per essere ancora fruibili nel 2025, è necessaria un’ulteriore proroga da parte del governo, un’estensione della validità di queste misure che è tutta ancora da valutare.
Cosa c’è in programma sulle pensioni con la nuova legge di Bilancio
Se il trend attuale verrà mantenuto, come dimostrato dalle diverse manovre di bilancio fino a oggi, le prospettive saranno negative per chi è nato nel 1963. Già con l’ultima legge di bilancio, il governo ha prorogato tutte e tre le misure, ma in modo penalizzante rispetto al 2023.
L’opzione donna, ad esempio, ha visto un inasprimento di un anno sull’età minima di uscita. Dopo che, già nel 2023, la legge di bilancio aveva prorogato la misura riducendo la platea delle beneficiarie. E restringendola solo a quattro particolari categorie. Dal 2024 anche l’Ape sociale è più severa, con l’età di uscita aumentata da 63 a 63,5 anni. E l’introduzione del divieto di cumulare i redditi da pensione con redditi da lavoro, salvo rare eccezioni.
Per la quota 103, una proroga ha penalizzato l’importo della pensione, passando dal calcolo misto al calcolo contributivo. E l’importo massimo della pensione si è ridotto da 5 a 4 volte il trattamento minimo.
I nati nel 1963 i nuovi penalizzati dalle novità della quota 104
Anche se fino all’ultima legge di bilancio la quota 103 si è prorogata rendendola più severa, senza però modificare i requisiti, nel 2025 si parla già di un nuovo inasprimento dell’età di uscita, che passerebbe da 62 a 63 anni. Di fatto, da quota 103 si passerebbe a quota 104. La pensione diventerebbe più difficile da ottenere perché sarebbe necessario un anno in più di età, mantenendo i soliti 41 anni di contributi.
I più penalizzati sarebbero proprio i nati nel 1963, che, raggiungendo i 62 anni nel 2025, potrebbero essere i più colpiti. Coloro che, senza la quota 103 ma con la quota 104, vedrebbero la pensione non solo più lontana ma posticipata.
Se la quota 104 fosse approvata solo per 12 mesi, cioè da gennaio a dicembre 2025, si perderebbe la possibilità di andare in pensione nel 2026 per i nati nel 1963. Che non avrebbero altra scelta se non quella di attendere i requisiti ordinari delle pensioni anticipate con 42,10 anni per gli uomini e 41,10 per le donne. A meno che non si verifichino ulteriori cambiamenti.