Oggi, il Tesoro offre in asta quattro titoli di stato, attraverso i quali cercherà di raccogliere tra 4,5 e 6 miliardi di euro. Tra questi vi sono due BTp a 30 anni per l’importo complessivo di 1-1,5 miliardi. Cambiano le scadenze: 1 settembre 2052 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005480980) e 1 settembre 2049 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005363111). Come vedete, si tratta di due trentennali di durata residua l’uno superiore esattamente di tre anni rispetto all’altro. Ma la differenza di rendimento tra i due è elevata e non ha a che fare, se non marginalmente, con la diversa scadenza.
Il BTp 2052 offriva ieri un rendimento netto del 4,26%, comprandosi a una quotazione inferiore ai 67 centesimi. Invece, il BTp 2049 rendeva il 3,55%, a fronte di una quotazione di 97,30 centesimi. La differenza è di oltre 0,70% all’anno, che sale a circa il 20% da qui entro le due scadenze. In altre parole, sbagliare acquisto può costare caro all’obbligazionista.
I due BTp a 30 anni a confronto
Tuttavia, come abbiamo spesso scritto a tale riguardo, una cosa è il rendimento immediato e un’altra il rendimento alla scadenza. Il primo ci fornisce un’idea su quale sarà il flusso di reddito che incasseremmo acquistando il bond fino alla data del rimborso. Nel caso specifico, la cedola netta effettiva del BTp 2052 è del 2,82%. Infatti, il 2,15% lordo annuale diventa 1,88% netto. Rapportato al prezzo, fa per l’appunto 2,82%.
Invece, il BTp 2049 offre una maxi-cedola lorda del 3,85%, che al netto diventa circa 3,37%. E rapportato al prezzo, sale al 3,46%. La differenza su base annua è di 0,64%, quasi due terzi di punto percentuale. Questo significa anche che nel primo caso il rendimento è dato per il 66% dalla cedola, nel secondo per oltre il 97%. A conti fatti, se non si ha intenzione di aspettare troppi anni, se non di attendere la scadenza del bond, conviene accontentarsi di un rendimento solo nominalmente minore, ma che nei fatti ci offrirebbe un flusso periodico superiore di reddito.
Nuova fase sui mercati
In entrambi i casi, comunque, i livello di rendimento immediato o alla scadenza appaiono sufficientemente remunerativi, pur in un contesto attuale di alta inflazione. Oramai, il BTp a 10 anni viaggia al 4% lordo, cioè almeno il 3,50% netto. Livelli che non si vedevano da circa otto anni e mezzo a questa parte. La riprova che siamo entrati in una nuova fase dei mercati finanziari.