La copertina con cui Maurizio Crozza ha aperto la puntata di Ballarò di ieri, 5 marzo 2013, è dedicata ai grillini. Il comico genovese, come molti altri elettori, ha seguito in streaming la riunione degli eletti del Movimento 5 Stelle che si è tenuta lunedì scorso a Roma. La prima considerazione, ovvero che si è passati dagli hotel ai motel in cui venivano scelte le parlamentari, è già consolatoria. Maurizio Crozza ammette di essere stato preso da emozioni contrastanti durante la presentazione dell’esercito dei grillini: in un primo momento ha senza dubbio prevalso l’entusiasmo di vedere in Parlamento giovai laureati ma soprattutto gente comune. Poi l’affacciarsi di un dubbio: ma è un bene essere rappresentati da “gente come noi”? Crozza ironizza “quello somiglia a mio cugino. Un attimo: ma mio cugino è un cogl…ne”.
Chi sono i grillini che andranno in Parlamento?
Lo spunto di riflessione del comico è: basta essere un sommelier per occuparsi di agricoltura o aver lavorato come educatore per essere ministro dell’istruzione? Eppure non si può certo dire che nei governi passati la distribuzione dei ruoli sia stata coerente con il background dei singoli ministri. Senza contare che è proprio chi vive le esigenze di una classe di lavoratori in prima persona che può rappresentarle al meglio. Non a caso una delle critiche più ripetute al governo Monti era il distacco dalla realtà e dai bisogni concreti e quotidiani dei cittadini. Crozza presenta poi i nomi dei due capogruppo scelti, rispettivamente al Senato e alla Camera, Vito Crimi e Roberta Lombardi. Il primo aveva lasciato intendere una certa apertura all’ipotesi del governo tecnico, salvo poi fare dietrofront (forse dopo aver visto in sogno Beppe Grillo). La seconda invece è inciampata sulla gaffe del “fascismo prima che degenerasse”. Il comico sottolinea che prima che il fascismo degenerasse… non c’era il fascismo. [youtube]http://www.
Parlamentari comprati: ma con eleganza!
E mentre gli elettori del Movimento 5 Stelle applaudono i grillini, in casa Pd rimpiangono Renzi. La copertina si chiude con una frecciatina a Colombo, che ha minacciato di cacciare dal Parlamento i grillini che non indosseranno la cravatta come imposto dal dress code. Crozza non può fare a meno di notare una similitudine: in Italia giacca e cravatta sono richiesti in Parlamento e al casinò. Solo che mentre quest’ultimo generalmente rovina chi entra, l’altro sembra più rovinare chi resta fuori. Ad ogni modo la questione è: è davvero così importante il dress code? Il packaging potrebbe essere più importante dei contenuti in un prodotto in vendita mentre i parlamentari non lo sono… o no? La sensazione è che tutti siano preoccupati di quanto si stia male senza governo dimenticando quanto in Italia si stava male quando un governo c’era…