La terribile profezia di D’Alema su Renzi e Feltri lo considera già morto

Matteo Renzi cadrà per mano dei giudici. Lo profetizza Massimo D'Alema. E anche Vittorio Feltri lo da per politicamente morto.
9 anni fa
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Matteo Renzi cadrà non per mano delle minoranze, ma per quella della magistratura. A dirlo è niente di meno che l’ex premier Massimo D’Alema, esponente del PD, ma notoriamente un “nemico” interno dell’attuale segretario e premier. Una profezia che non sta passando inosservata negli ambienti politici, da mesi scossi da numerose inchieste giudiziarie, come Mafia Capitale, la Cara di Mineo, il caso Azzollini, le presunte intercettazioni del governatore siciliano Rosario Crocetta, solo per citarne alcune, che hanno tutte in un modo o nell’altro colpito il governo Renzi e, in particolare, proprio il PD.

  APPROFONDISCI – Il Senato salva Azzollini (NCD) dagli arresti, Renzi non può rottamare Alfano   Non sappiamo se D’Alema possegga informazioni ignote ai più (fu a capo della Commissione di Vigilanza sui Servizi Segreti) o se il suo sia un auspicio o semplicemente una sensazione, ma di certo le sue parole staranno lasciando il segno a Palazzo Chigi, dove un ex collaboratore, Luca Odevaine, arrestato a dicembre per l’inchiesta Mafia Capitale, starebbe collaborando con i giudici e le sue rivelazioni, se fossero veritiere e confermate, potrebbero provocare un terremoto politico, anche se non è chiaro chi colpirebbe direttamente. Parole funeste arrivano anche dal giornalista Vittorio Feltri, che parla di un Renzi politicamente già “morto”, tanto che resterebbe solo di comunicargli la data del funerale. Alla base di questa “scomparsa”, spiega, ci sarebbe la persistente crisi dell’economia italiana, unitamente alle divisioni interne al PD.   APPROFONDISCI – Verdini lascia Forza Italia e passa con Renzi. Opportunità o danno per il governo?  

Presidenza Rai, trattative in corso

Vedremo se almeno uno dei due abbia avuto ragione. Per adesso, l’attenzione della politica è concentrata sul rinnovo del cda della Rai e sulla nomina del prossimo presidente. Essendo necessario il via libera dei 2 terzi dei componenti della Commissione bicamerale di Vigilanza, servono 27 voti su 40.

Il PD ne dispone 16, il resto della maggioranza altri 6. Da soli non bastano per fare da soli, per cui il premier dovrà scegliere un nome condiviso con il centro-destra o con il Movimento 5 Stelle.   APPROFONDISCI – Sulla presidenza Rai Renzi sta trattando con Berlusconi? Intanto è crollo nei sondaggi   Forza Italia starebbe già trattando con Palazzo Chigi, ma nel partito di Silvio Berlusconi si respira anche aria di vendetta per il “torto” subito all’inizio dell’anno, quando il PD si scelse in piena solitudine il presidente della Repubblica, non concordandolo con alcun altro partito. Ma quale potrebbe essere lo sgambetto dei parlamentari azzurri? In realtà, potrebbero costringere il premier a indicare un nome davvero slegato dal centro-sinistra, per quanto non manifestamente ostile ad esso. I voti dei 2 verdiniani sarebbero, in ogni caso, ininfluenti, così come lo sono stati anche pochi giorni fa, quando il Senato ha bocciato la delega al governo per il canone Rai. Non si tratta, a ben vedere, di un buon esordio per il gruppo Ala di Denis Verdini, il quale dimostra più palesemente di prima che senza un accordo con Forza Italia, il governo rischia di inciampare a ogni piccolo ostacolo che si materializzasse a Palazzo Madama.   APPROFONDISCI – Sul canone Rai è giunto un preavviso di sfratto a Renzi, Verdini già ininfluente  

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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