La notizia è ormai nota da tempo, ma si sperava in un miracolo che però ancora stenta ad arrivare. Audi ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Bruxelles, prevista per fine febbraio, che riguarda circa 3.000 dipendenti. Questa decisione è stata comunicata ai sindacati, garantendo che i licenziamenti non avverranno prima della fine dell’anno. L’impianto, specializzato nella produzione del SUV elettrico Q8 e-tron, era da tempo sotto esame, con l’avvio di consultazioni con i sindacati e i comitati aziendali già mesi fa, in linea con le normative belghe.
La chiusura dello stabilimento rappresenta un colpo pesante non solo per i dipendenti, ma anche per l’economia locale, che beneficava della presenza di Audi. Tuttavia, non tutto sembra essere perduto: sono in corso trattative con potenziali investitori per trovare una soluzione che possa evitare la completa chiusura del sito o almeno garantire un certo grado di occupazione. Anche se, fino ad oggi, le discussioni con oltre venti aziende del settore non hanno portato a soluzioni concrete, l’obiettivo di Audi rimane quello di esplorare ogni opzione possibile prima della dismissione definitiva dell’impianto.
Le sfide e le cause della chiusura
Le motivazioni dietro la chiusura della fabbrica di Bruxelles sono molteplici e complesse. La principale causa è la diminuzione delle vendite del Q8 e-tron, che ha reso la produzione del modello meno redditizia, mettendo a rischio la sostenibilità economica dello stabilimento. Inoltre, la fabbrica si trova a fronteggiare costi logistici elevati, aggravati dalla mancanza di fornitori nelle vicinanze. La posizione stessa del sito, situato tra una zona residenziale, una ferrovia e un’autostrada, ne limita le possibilità di espansione e rende difficoltoso l’adattamento alle nuove esigenze di mercato.
A complicare ulteriormente la situazione, la casa madre di Audi, il gruppo Volkswagen, si trova ad affrontare una crisi interna, con il marchio Volkswagen in difficoltà.
La lunga storia dello stabilimento e il suo contributo al settore automotive
Lo stabilimento di Bruxelles ha una storia di oltre settant’anni e affonda le radici in un’epoca post-bellica. Nato nel 1948 grazie a un investimento della Studebaker, marchio automobilistico americano, l’impianto era destinato alla produzione di veicoli già in un’area di 12.000 metri quadrati. Da quel momento, è stato un punto di riferimento per l’industria automobilistica belga e, a partire dagli anni ‘50, Volkswagen ha gradualmente incrementato la sua presenza nello stabilimento, portando sul mercato europeo modelli come il Maggiolino e il Transporter T1.
Nel 1970, D’Ieteren, fondatore dello stabilimento, ha venduto l’impianto a Volkswagen, trasformando il sito in un centro di produzione per modelli iconici come la Golf e la Passat. Il sito è diventato parte della rete Audi nel 2007, ospitando la produzione del modello A1 a partire dal 2010, segnando un nuovo capitolo nella storia del brand. Con il passaggio alla divisione e-tron nel 2018, la fabbrica si è riconvertita completamente alla produzione di veicoli elettrici, diventando un avamposto per il futuro del brand.
Oggi, la decisione di chiudere questo storico impianto segna la fine di un’era per Audi e rappresenta una svolta per il futuro dell’automotive in Belgio. La speranza è che le trattative in corso possano portare a soluzioni che preservino l’occupazione o permettano una riconversione dell’impianto, evitando la perdita di un sito produttivo con una storia così importante.
I punti chiave…
- Audi chiuderà lo stabilimento di Bruxelles a fine febbraio, con impatti per circa 3.000 dipendenti, e sta trattando con potenziali investitori per salvaguardare l’occupazione.
- La decisione è dovuta al calo di vendite del modello Q8 e-tron e ai costi logistici elevati, aggravati dalla posizione limitante del sito.
- Lo stabilimento, con oltre 70 anni di storia, ha prodotto modelli iconici ed è stato un centro per la produzione di veicoli elettrici dal 2018, segnando una tappa importante per Audi in Belgio.