Conti pubblici sotto pressione a causa dell’aumento della spesa per le pensioni. Come era ampiamente prevedibile, il fabbisogno statale è aumentato sotto il peso delle rivalutazioni delle prestazioni erogate dall’Inps nel 2023. Con previsioni di accelerazione anche per il 2024 a causa dell’inflazione.
Più precisamente – comunica il Mef – a giugno il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di 13,2 miliardi di euro. Un anno fa si era chiuso con un fabbisogno pari circa a 7,1 miliardi di euro.
Troppe spese per le pensioni, niente riforme
In questo contesto appare quanto meno difficile se non impossibile attuare un piano di riforme sul sistema pensionistico italiano. La fine di Quota 103 a dicembre ripristinerà quindi in forma integrale le regole Fornero per tutti i lavoratori a partire dal 2024. Un dado che pare già tratto da tempo, da quando Quota 100 è terminata per lasciare spazio a Quota 102 e poi a Quota 103 per evitare lo scalone.
Il recente confronto coi sindacati avvenuto a fine giugno non ha sortito nulla di buono per i lavoratori. Il governo ha lasciato intendere che rivaluterà la questione più avanti, quando il quadro finanziario sarà più chiaro. Ma è del tutto evidente che non ci sono spazi di manovra per introdurre riforme che non siano finanziariamente sostenibili.
Quindi niente Quota 41 (in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età), come pretende la Lega. Almeno non per il 2024. E nemmeno uscite anticipate a 64 anni di età o la proroga di Quota 103 che interessa una ristretta platea di beneficiari e non risolve il problema.
Pensioni e riforme, proroga di Quota 103
Sullo sfondo pesa quindi la spesa pensionistica che ha superato quota 231 miliardi nel 2022 (+5,9% rispetto al 2021) con previsioni di crescita costante nel tempo e tendenza ad arrivare al 17% del Pil nei prossimi anni.
Terminata Quota 103, quindi, su cui peraltro sono circolate voci di una proroga anche per il 2024, non si vedono alternative all’orizzonte. Come si andrà in pensione, allora, l’anno prossimo? Tolte le vie ordinarie previste dalla riforma Fornero, resta ben poco. Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 41 per lavoratori precoci.
A parte ovviamente i militari e gli appartenenti al comparto sicurezza per i quali restano in vigore regole diverse. Per costoro l’uscita dal servizio resta generalmente confermata a 60 anni con possibilità di anticipo a 58 anni in presenza di anzianità contributiva di almeno 35 anni.
Giovani e opzione donna
Della riforma pensioni 2024 si tornerà a parlare a settembre quando è in programma un nuovo incontro fra governo e sindacati. Allora si avrà un quadro più definito della situazione anche in previsione della presentazione della legge di bilancio che sarà discussa in autunno.
Due punti da sciogliere sembrano però prioritari fin d’ora: opzione donna e il capitolo giovani lavoratori. Il primo interessa le lavoratrici che da quest’anno hanno subito una forte penalizzazione nei requisiti per andare in pensione anticipata. Il secondo riguarda più che altro la previdenza integrativa.
Per Opzione Donna i sindacati chiedono che sia abolita la parte che penalizza le donne senza figli rispetto alle donne con figli. Come noto, è previsto dal 2023 uno sconto anagrafico fino a 24 mesi per le lavoratrici con figli per accedere alla pensione anticipata. Modifica che non comporterebbe impegni finanziari e ripristinerebbe un senso di giustizia sociale.
Per i giovani si punta invece a una pensione di garanzia al posto dell’integrazione al trattamento minimo, riservata oggi solo a coloro che ricadono nel sistema retributivo.
Riassumendo…
- Aumenta la spesa per le pensioni a giugno.
- Confermato dal governo poco spazio di manovra per evitare il ritorno alla Fornero.
- In bilico la proroga di Quota 103.
- A settembre si riapre il confronto sulla riforma pensioni.
- Obiettivo riformare Opzione Donna e introdurre tutele per i giovani.