Il governo Draghi ha deciso di stanziare un ulteriore miliardo contro il rincaro delle bollette di luce e gas, portando il fondo a circa 3,8 miliardi di euro. Si tratta sicuramente di una buona notizia, ma, come spiega il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, questo intervento ulteriore potrebbe comunque non bastare. Lo scenario più probabile è quello di una crisi economica generalizzata e il rischio è davvero molto alto. Ma come si dovrebbe intervenire?
Perché l’intervento del governo Draghi non basta contro il rincaro nelle bollette di luce e gas?
La speculazione internazionale e la fame di energia connessa alla ripresa economica potrebbe portare dal 1° gennaio un aumento delle bollette della luce di circa il 17-25% e un aumento di quella del gas di circa il 50%.
Cosa fare contro l’aumento delle bollette di luce e gas?
Il presidente di Nomisma Energia dice chiaramente che “la situazione è talmente grave che si deve intervenire in tutt’altra maniera”. L’unico modo sarebbe quello di tornare alle tariffe amministrate, cioè i costi dell’energia dovrebbero essere stabiliti dalla mano pubblica. Bruxelles e Roma si dicono contrari, perché occorre lasciar fare al mercato, ma il problema è che da gennaio molte famiglie e molte imprese piccole e medie rischiano di diventare insolventi e le compagnie di distribuzione non incasseranno. Tabarelli annuncia che “ci saranno fallimenti a catena di pmi per l’energia troppo cara. Se vi piace chiamatelo pure libero mercato”.
Perché non si blocca il caro bollette?
Ma perché secondo Tabarelli non bisogna fidarsi del mercato e di questo aumento dei costi dell’energia? Il motivo è semplice e si chiama speculazione. “Il mercato sta producendo prezzi irrazionali” spiega il presidente di Nomisma Energia, “in Europa il costo di estrazione del gas è di 5 euro per Megawattora, non ha senso che alla fine della filiera costi 102 euro”. Quando il mercato mostra irrazionalità e volontà di speculazione sulle difficoltà di un sistema, è la politica che dovrebbe intervenire con mano forte e invece né in Italia né in Europa si decide per un reale intervento.
Inoltre, la carenza di gas potrebbe essere risolta facilmente con il nuovo gasdotto russo Nord Stream. Questioni di politica internazionale frenano l’Europa, per paura di una dipendenza dalla Russia, ma è anche vero che Bruxelles non sta facendo nulla neanche per quanto concerne nuovi rigassificatori per diversificare le fonti di approvvigionamento. Insomma, ancora una volta la politica europea è bloccata. A farne le spese, saranno i cittadini e le piccole e medie imprese.
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