L’aumento dell’inflazione in Giappone è un brutto colpo per i bond europei

L'inflazione in Giappone a novembre ha subito una brusca accelerazione, inviando un segnale negativo al mercato obbligazionario globale.
2 giorni fa
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Nel penultimo mese del 2024 il tasso d’inflazione in Giappone è risalito drasticamente al 2,9% dal 2,3% di ottobre e ai massimi da agosto. Su base mensile la crescita dei prezzi al consumo è stata dello 0,6%, la più alta in 13 mesi. Male anche il dato “core”, al netto dei generi alimentari freschi e dell’energia: +2,7% tendenziale. Poiché la banca centrale di Tokyo ha un target del 2%, questi numeri lasciano presagire un possibile nuovo aumento dei tassi di interesse.

Cambio debole

Il governatore Kazuo Ueda alzò il costo del denaro per la prima volta in 17 anni nel marzo dello scorso anno, ponendo fine alla lunga era dei tassi negativi.

Un secondo rialzo fu annunciato a luglio allo 0,25%, livello a cui i tassi nipponici si trovano tutt’oggi. Ciononostante, il cambio ha continuato ad indebolirsi nel corso del 2024. Lo yen ha perso circa il 10% contro il dollaro. Ha iniziato il 2025 a un tasso di 157. Gli analisti sono convinti che se tornasse in area 160, l’istituto già a gennaio alzerebbe i tassi per una terza volta.

Riflessi sui bond, anche europei

Un cambio debole sostiene l’inflazione in Giappone, dato che aumenta i prezzi dei beni importati. Le previsioni parlano di tassi allo 0,75% per la fine di quest’anno, ma possibilmente anche all’1%. Visti i livelli raggiunti dai tassi nelle altre principali economie mondiali, sembrerebbero movimenti di poco conto. Invece, data la peculiare storia nipponica, sembra vero il contrario. Tra le altre cose, il Sol Levante ha un debito pubblico al 260% del Pil, il più alto al mondo. Anche piccole variazioni dei tassi possono fare esplodere la spesa per interessi del governo.

La notizia dell’accelerazione dell’inflazione in Giappone non è positiva per i bond pubblici. Il rendimento decennale supera ormai costantemente la soglia dell’1%, che è anche la massima fissata dalla banca centrale. Di riflesso, la concorrenza ai bond europei sta aumentando ad est.

Vero è che i rendimenti nel Vecchio Continente e nel Nord America sono ben superiori, ma d’altra parte lo yen è debole. Molti capitali potrebbero spostarsi proprio in Giappone per sfruttare il mix tra rendimenti finalmente positivi e prospettive rialziste per il cambio.

Inflazione in Giappone alla prova di Trump

Determinanti saranno i primi passi della nuova amministrazione di Donald Trump. Il presidente eletto s’insedierà il 20 gennaio. La sua politica annunciata di dazi contro le merci di Cina, Canada, Messico e possibilmente europee sta avendo già un impatto negativo sui tassi di cambio di queste economie. E la stessa Tokyo ne paga il prezzo con l’indebolimento dello yen di oltre il 10% dagli inizi di settembre. Se Trump segnalasse sin da subito che alle parole seguiranno i fatti senza compromessi, le prospettive per l’inflazione anche in Giappone si farebbero più burrascose. E per arginare il rischio di una caduta del cambio, i tassi salirebbero più rapidamente delle previsioni.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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