Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, qualche giorno fa ha firmato il decreto che stabilisce al 7,3% il tasso di rivalutazione pensioni 2023. Ossia il tasso con cui sarà applicato il meccanismo della perequazione automatica, vale a dire l’adeguamento automatico delle pensioni al costo della vita (tasso di inflazione).
Precisiamo subito che tale tasso è provvisorio, nel senso che poi bisognerà considerare quello definitivo che si potrà conoscere solo a fine anno, quando cioè conosceremo l’effettivo tasso di inflazione finale di quest’anno che sta per chiudersi.
Ricordiamo anche che, proprio al fine di contrastare questo caro prezzi, e la perdita di potere di acquisto delle pensioni, il governo appena uscito (di Mario Draghi) ha adottato una misura che ha previsto un anticipo (ad ottobre 2022) la rivalutazione pensioni 2023. Un anticipo del 2%.
Conoscendo, quindi, adesso il tasso di adeguamento (7,3%), proviamo a fare una piccola simulazione di quanto potrebbe essere l’aumento pensioni 2023, tenendo presente che l’adeguamento in commento si applica a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, quindi, sia alle pensioni dirette (anzianità, vecchiaia, ecc.) che a quelle ai superstiti (pensione di reversibilità e pensione indiretta), indipendentemente dal fatto che esse siano integrate al trattamento minimo.
Pensioni 2023, esempio pratico di calcolo
Il dato base da prendere a riferimento è il trattamento minimo di pensione dell’anno prima, quindi, del 2022. Per il 2022 questo è fissato a 523,83 euro (in luogo dei 515,58 euro del 2021).
Detto ciò, le pensioni 2023 non aumenteranno tutte allo stesso modo, in quanto il meccanismo prevede che la rivalutazione dipenderà dai seguenti scaglioni e sarà del:
- 100% dell’inflazione, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo
- 90% dell’inflazione, per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo
- 75% dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
Esempio
Si consideri una pensione di 2.500 euro al mese.
- su 2.095,32 euro (ossia 4 volte il trattamento minimo 2022) sarà applicata la rivalutazione dell’7,3% (quindi, 152,96 euro)
- su 404,68 euro (ossia sulla differenza tra 2.500 euro e 2.095,32 euro) sarà applicata la rivalutazione del 6,57% (ossia il 90% di 7,3%), quindi, 26,59 euro.
In definitiva, dunque, una pensione mensile di 2.500 euro dovrà considerare un aumento complessivo di 179,55 euro al mese.