La rivalutazione delle pensioni sta interessando da settimane l’opinione pubblica. Fin dal 15 ottobre scorso, cioè da quando è stato divulgato il testo della legge di Bilancio che adesso si trova in Parlamento, l’aumento delle pensioni 2025 è stato molto discusso. Prima sono piovute critiche per un incremento delle minime di soli 3 euro, poi ne sono arrivate altre perché l’inflazione certificata dall’INPS ha abbassato ancora di più la soglia di incremento, che dall’1% è scesa allo 0,8%. Fatto sta che a gennaio i pensionati riceveranno comunque una pensione più alta rispetto ai ratei del 2024.
Ma va anche detto che ci sarà chi nel 2025 non riceverà nemmeno un centesimo in più rispetto ad oggi. Perché alcuni pensionati percepiscono trattamenti che non prevedono questi aumenti.
Pensioni 2025, ecco perché c’è chi non prenderà aumenti a gennaio
Saranno pochi euro, aumenti di pensione scarsi che non servono a compensare la perdita del potere d’acquisto.
A dire il vero, anche secondo l’INPS non si può parlare di una vera e propria pensione. Perché l’argomento è l’Ape sociale, una sorta di grande ammortizzatore sociale che permette a determinati soggetti di essere accompagnati alla loro pensione vera e propria.
L’Ape sociale è una prestazione che si può percepire a partire dai 63 anni e 5 mesi di età e dura fino ai 67 anni. Sono molti i cittadini che oggi incassano questa prestazione, erogata dall’INPS mese dopo mese come una pensione qualsiasi, con lo stesso calendario dei pagamenti. Ma, come detto, non è una vera e propria pensione. E come tale non avrà aumenti.
Ape sociale e rivalutazione, ecco perché non funziona
L’Ape sociale, in quanto misura assistenziale, riguarda esclusivamente invalidi, caregiver, disoccupati e addetti ai lavori gravosi. Già la platea dei beneficiari indica che siamo di fronte a una misura rivolta a soggetti fragili e vulnerabili per svariate ragioni. Ma è la struttura della misura a renderla completamente diversa da tutte le altre prestazioni previdenziali, a partire dal fatto che sulla pensione non è previsto alcun aumento.
Non fosse altro perché è una misura a termine, con una scadenza temporale ben precisa: a 67 anni decade. In quel momento, il pensionato deve presentare domanda di pensione di vecchiaia per iniziare a percepire il trattamento previsto. L’Ape sociale non prevede la tredicesima mensilità, non prevede maggiorazioni sociali, né trattamenti di famiglia, e non è reversibile in caso di decesso prematuro di chi la percepisce.
Ma soprattutto, ha dei limiti di importo prestabiliti. Infatti, non può superare 1.500 euro al mese. E l’importo percepito alla prima data di liquidazione della prestazione, cioè dalla sua decorrenza, non si adegua al tasso di inflazione. In altre parole, ciò che si prende all’inizio resta invariato mese dopo mese, anno dopo anno, fino ai 67 anni. Significa che chi, per esempio, ha percepito l’Ape sociale per la prima volta nel 2024, è inutile che aspetti rivalutazioni e aumenti nel 2025. La pensione resterà invariata come importo. Nessun aumento pensioni 2025 quindi per i titolari di Ape sociale.
Non avete altro da mettere sui social che per 3euro state martellando gli aumenti di pensione come se la gente si arricchisce per 3euro.😭
Perchè non dite anche che, grazie alla sciagurata scelta per gli anni 2023 e 2024, di rivalutare le pensioni medie in modo PARZIALE rispetto all’effettiva inflazione, oggi per queste pensioni il potere d’acquisto è calato rispetto al 2022 ben oltre del DIECI PER CENTO ?!?! Senza contare che, grazie all’esigua ed irrealistica rivalutazione per il 2025 questa verrà assorbita dall’aumento, in alcune regioni, delle addizionali regionali e comunali. COMPLIMENTI A CHI “DIRIGE” QUESTO PAESE, portato avanti sempre grazie ai BANCOMAT DEL PENSIONATO…