Una delle cose che i pensionati attendono con maggiore interesse è senza dubbio la rivalutazione delle pensioni al tasso di inflazione. Perché l’aumento del costo della vita è qualcosa che i pensionati toccano con mano ogni giorno, dal carrello della spesa al rifornimento di carburante in auto, dalle bollette per le utenze domestiche a sfizi che sempre meno persone possono permettersi. E allora ecco che c’è attesa per verificare di quanto saliranno le pensioni a gennaio. Ma forse l’attesa sarà vana, o almeno molti resteranno delusi vista la piega che sta prendendo l’attività di governo sulla prossima legge di Bilancio.
“Salve a tutti, sono una vostra lettrice e gradirei sapere se davvero nel 2024 le pensioni saliranno in maniera considerevole di importo per via dell’inflazione. Io prendo una pensione di 1.200 euro al mese oggi. Secondo voi ci sono speranze che salga di un bel pò? mi spiegate come funzionerà l’aumento 2024?”
Aumento pensioni a gennaio, si va verso una riduzione degli aumenti? ecco le ultime news
Dopo che il Consiglio dei Ministri ha approvato la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanze, anche il capitolo indicizzazioni delle pensioni diventa più chiaro. Come ogni anno, anche nel 2024 le pensioni verranno adeguate come importo, al tasso di inflazione. Parliamo dell’indicizzazione dei trattamenti che devono seguire l’aumento del costo della vita per non perdere potere di acquisto. Il meccanismo di perequazione dovrebbe restare lo stesso in vigore adesso, ma ciò che farà senza dubbio discutere è il fatto che da ieri, a NADEF approvata, emerge il rischio che si arrivi a tagliare per molti pensionati, l’aumento spettante.
Il punto della situazione sull’aumento delle pensioni 2024
Poche risorse disponibili ed anche il semplice adeguare le pensioni al tasso di inflazione rischia di essere penalizzato. L’aumento pieno al 100% del tasso di inflazione come tutti sanno spetta solo a pensionati con assegni al di sotto dei 2.600 euro circa al mese.
Tutelare le fasce meno ricche
L’intenzione dell’esecutivo è di lasciare stare questa seconda fascia, che riguarda pensionati con assegni sopra 4 e fino a 5 volte il trattamento minimo. Ma non si esclude che a conti fatti, potrebbe scendere all’80% questa indicizzazione. Non è una novità questa, perché già con la scorsa legge di Bilancio la seconda fascia veniva prevista in origine, con rivalutazione all’80% del tasso di inflazione. Solo dopo aspre polemiche si arrivò all’attuale aliquota dell’85%.
Aumenti meno ricchi per chi ha una pensione più alta
Tra i due ed i tre punti percentuali invece è il taglio che si attende per le pensioni delle fasce successive. Tanto per intenderci, parliamo delle fasce che oggi prevedono il 53% per le pensioni tra 5 a 6 volte il trattamento minimo, il 47% per quelle tra 6 e 8 volte il minimo, il 37% per trattamenti da 8 a 10 volte il minimo e il 32% per gli assegni oltre dieci volte il minimo. Potrebbero essere ritoccate le percentuali per queste fasce più alte, in modo tale da preservare il potere di acquisto per le pensioni più basse. Anche in questo caso è facile attendere polemiche e critiche, soprattutto dai sindacati che sono da sempre contrari tagli che riguardano i trattamenti previdenziali.