L’aumento pensioni non sarà per tutti: il criterio di selezione fa indignare gli esclusi

La rivalutazione delle pensioni, prevista per gennaio 2023, sarà anticipata a quest’autunno (settembre ottobre), ma in misura parziale.
2 anni fa
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pensioni
Si aprono i portoni per pagare di più le pensioni

Il decreto aiuti bis, fra gli altri, ha previsto anche un’importane sorpresa a favore dei pensionati. Si tratta dell’anticipo delle rivalutazioni delle pensioni (che era prevista per gennaio 2023) a quest’autunno (settembre ottobre), anche se in misura parziale.

Se pur si tratti di una misura di certo utile in un periodo di alta inflazione come quello che stiamo vivendo in questi mese, alcuni osservatori (in particolare i sindacati) stanno duramente criticato il provvedimento.

Il problema riguarda gli importi di questi aumenti.

A conti fatti, si tratta di cifre davvero contenute. Probabilmente non adatte a far fronte a questa impennata dei prezzi. Come se non bastasse, tale anticipo non spetterà a tutti i pensionati. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Aumentano le pensioni grazie all’anticipo parziale della rivalutazione, ma si parla di cifre davvero piccole

La rivalutazione delle pensioni, prevista per gennaio 2023, sarà anticipata a quest’autunno (settembre ottobre), anche se in misura parziale.

In particolare, l’adeguamento riguarda gli assegni pensionistici relativi a tutto il secondo semestre del 2022, ma, essendo un anticipo parziale, sarà soltanto del 2 per cento. Troppo poco, soprattutto considerando gli attuali livelli di inflazione. Facendo qualche conto veloce, ci si accorge infatti che si tratta di importi davvero esigui.

Come se non bastasse, tali anticipi non spetteranno tutti i pensionati, ma, secondo quanto previsto nell’ultima bozza del decreto Aiuti, l’incremento del 2% si applicherà solo agli assegni non superiori a 2.692 mensili, ovvero 35 mila euro all’anno. La stessa soglia prevista per l’aumento degli stipendi a favore dei lavoratori dipendenti, ma anche per il vecchio bonus 200 euro una tantum.

Tali scelte hanno scatenato le critiche dei sindacati.

Secondo un recente studio della UIL:

  • una pensione media di 952 euro mensili avrebbe un aumento pari a 19 euro lordi al mese pari a 57 euro complessivi nel trimestre da ottobre a dicembre.
  • per una pensione minima, 524 euro, l’incremento sarebbe di 10,49 euro lordi, 31,46 euro nei tre mesi;
  • una pensione di 2.622 euro registrerebbe una rivalutazione di 51,39 euro lordi, per 154,16 euro nei tre mesi.

Ricordiamo che a luglio l’inflazione in Europa è aumentata del 8,9% su base annua.

Una rivalutazione delle pensioni di questo tipo, in effetti, serve a poco.

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