L’aumento delle tasse sulle criptovalute è un dazio che l’Italia applica alle sue aziende

L'aumento delle tasse sulle criptovalute sarebbe un caso paradossale di dazio che l'Italia applicherebbe sulle aziende nazionali.
1 mese fa
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Tasse su criprovalute dazio ai danni delle aziende italiane
Tasse su criprovalute dazio ai danni delle aziende italiane © Licenza Creative Commons

L’art.4 della legge di Bilancio varata poche settimane fa prevede un aumento delle tasse sulle criptovalute. Le plusvalenze saranno sottoposte ad aliquota del 42% a partire dal 2025, in netto rialzo dal 26% fino alla fine di quest’anno. Il settore protesta, intravedendo profili di incostituzionalità e aprendo una breccia nello stesso governo di Giorgia Meloni. Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha ammesso che la misura potrebbe non funzionare riguardo all’aumento del gettito fiscale. C’è il serissimo rischio, infatti, che il mercato giri i tacchi, andando all’estero.

Aumento tasse criptovalute discriminatorio

L’aumento delle tasse sulle criptovalute avverrebbe in maniera discriminatoria ai danni delle piattaforme exchange. Acquistando direttamente token digitali come Bitcoin, Ethereum, ecc., tramite un VASP (Virtual Asset Service Provider) si pagherebbe dall’anno prossimo il 42%, nel caso in cui la plusvalenza realizzata superasse la soglia dei 2.000 euro. Se lo stesso investimento fosse effettuato tramite Etf, banche o SIM (Società di Intermediazione Mobiliare) o anche con derivati a leva quali future o opzioni, la tassazione resterebbe al 26%.

Dazio su aziende italiane

Questa disparità di trattamento, oltre ad essere molto probabilmente incostituzionale, visto che il legislatore imporrebbe un diverso trattamento fiscale a seconda dello strumento finanziario e dell’intermediario prescelto, avrebbe del paradossale: l’Italia applicherebbe una sorta di dazio alle proprie stesse aziende per favorire entità come gli Etf di colossi come BlackRock, ecc. Società come Cryptosmart, Conio e Young Platform, che sono realtà italiane affermate sul mercato domestico, verrebbero scartate dal governo a tutto vantaggio dei loro competitor stranieri. Tutto dire, a maggior ragione se parliamo di una maggioranza a vocazione “sovranista”.

L’Italia rischia di perdere per sempre il treno dell’innovazione tecnologica in un settore dell’economia snobbato per ignoranza e pigrizia di analisti e legislatore. Bitcoin segna in questi giorni nuovi record storici con la vittoria piena di Donald Trump, che ha conquistato il voto popolare, i grandi elettori, nonché Senato e Camera dei Rappresentanti.

Un en plein che rinvigorisce il mercato crypto. I repubblicani avevano pubblicato a luglio una bozza del loro programma, impegnandosi ufficialmente a sostenere questo asset dopo anni di forti restrizioni regolamentari da parte dell’amministrazione democratica.

Gli impegni di Trump

Tre sono i punti qualificanti: costituzione di una riserva federale in Bitcoin, attraverso l’acquisto di 1 milione di token nel giro di 5 anni; promessa di non rivendere i Bitcoin posseduti dal governo federale a seguito di azioni giudiziarie; opposizione alla creazione di un dollaro digitale da parte della Federal Reserve. Ciò ha indotto persino la candidata democratica e vicepresidente Kamala Harris ad aprire al settore per non restare indietro nei finanziamenti alla sua campagna elettorale. Altro che aumento delle tasse sulle criptovalute!

I 56 milioni di possessori di criptovalute sono stati probabilmente determinanti per la vittoria a valanga di Trump. Sono cittadini americani che hanno deciso di investire anche una minima parte dei loro risparmi in un asset ad alto potenziale e che meritano lo stesso rispetto che hanno gli investitori in altri asset. Ed ecco che Bitcoin ha superato il massimo precedente dei 75.000 dollari, salendo sopra i 76.000. Probabile che le quotazioni saliranno nei prossimi mesi, scontando una politica più favorevole della nuova amministrazione.

Tasse criptovalute autogol dell’Italia

E in Italia cosa facciamo mentre la superpotenza mondiale batte la strada dell’apertura? Andiamo controcorrente con un aumento monstre delle tasse sulle criptovalute. Non solo lo stato italiano non beccherà un quattrino, ma rischia di farsi un danno così enorme da rimpiangerlo in eterno sin dai prossimi anni. Se siamo ancora esseri razionali, l’analisi beneficio-costi è precondizione per il varo di una misura fiscale. A fronte di un aumento del gettito quasi nullo, abbiamo la certezza di posti di lavoro distrutti e la mancata creazione di nuovi.

Molto probabile anche la fuga dei capitali all’estero e la ricerca di strumenti di impiego alternativi, ovviamente stranieri. Un autogol insensato di cui sembra essersi accorto lo stesso ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dichiaratosi pronto a rivedere la decisione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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