Austria, fallisce Alpine con buco di 2,6 miliardi

La crisi fa saltare uno dei più grossi costruttori europei con cantieri anche in Italia. Coinvolti molti obbligazionisti per i quali resta solo da presentare insinuazione al passivo
11 anni fa
3 minuti di lettura

main_new_constructionFine della corsa. Alpine Bau Holding GmbH è in bancarotta dallo scorso 2 Luglio. La seconda azienda di costruzioni e lavori pubblici austriaca, quella che ha realizzato il famoso stadio di calcio Allianz Arena del Bayern Monaco campione d’Europa, non ce l’ha fatta a raggiungere un accordo coi creditori.

Fallimento Alpine: i numeri di un disastro annunciato e atteso

Filiale del gruppo spagnolo Fomento de Construcciones & Contratas SA  (FCC) e che ha cantieri anche in Italia (tunnel autostradale del Monte San Marco tra Capodistria e Isola e Alpine Parquet a Magliano), ha presentato il suo bilancio d’esercizio il 19 giugno direttamente al tribunale fallimentare di Vienna chiedendo altresì la protezione nei confronti dei creditori.

Vittima della crisi e della congiuntura europea, soprattutto nella zona centrorientale (la società è molto presente in Polonia e Romania), Alpine ha accumulato un passivo di 2,56 miliardi di euro. [fumettoforumright] Un debito insostenibile, a fronte del continuo calo di commesse, che è esploso con tutta la sua dirompenza dopo che gli amministratori avevano cercato invano di arginare le perdite cercando un accordo con le banche e i creditori, ma che di fronte al perdurare della crisi in atto, alla fine non ha lasciato altra soluzione che quella di alzare bandiera bianca. Arnold Schiefer, amministratore delegato del gruppo dallo scorso mese di aprile, non ha potuto far altro che constatare l’ampiezza della voragine: 449,7 milioni di perdite nel 2011, quasi 100 milioni di perdite previsti nel 2012 a cui se ne dovrebbero aggiungere altri per i primi sei mesi del 2013. Per evitare lo stato di insolvenza la Alpine avrebbe avuto immediato bisogno di una iniezione di 400 milioni, di cui 150 sarebbero dovuti giungere dalla casa madre spagnola, la FCC, anch’essa in difficoltà. La holding spagnola in passato aveva già salvato Alpine con 700 milioni di euro e ora non è più in grado di metterci dentro dei soldi.

 

Obbligazioni Alpine da 100 a poco più di zero nel giro di un anno

 

Un fallimento di queste dimensioni – commentano i giornali austriaci – lascerà alle spalle un sacco di macerie in tutta Europa. A pagare non saranno i soci e i 15.000 dipendenti (metà in Austria), ma anche i creditori, i fornitori e tutte le aziende dell’indotto ramificate in Europa centrale. Coinvolti anche gli obbligazionisti in euro, molti dei quali italiani, che si sono visti i due titoli quotati alla borsa di Vienna sospesi. I due bond interessati sono Alpine Holding GmbH 5,25% 2015 da 100 milioni (AT0000A0JDG2) Alpine Holding GmbH 5,25% 2016 da 90 milioni (AT0000A0PJJ0) e Alpine Holding GmbH 6% 2017 da 100 milioni (AT0000A0V834) per i quali le negoziazioni sono possibili solo sul mercato non regolamentato Otc a prezzi che variano fra il 2% e il 4% del valore nominale. Secondo gli analisti delle maggiori agenzie di rating, il recupero per i detentori dei bond è zero, considerando anche il monte creditizio che vede coinvolti una cinquantina di istituti di credito, fra cui Unicredit e Hypo Bank Alpe Adria, oltre agli obbligazioni senior unsecured e i creditori chirografari. Occorreranno almeno un paio di anni – dice Michael Mauritz di Etrste Bank, una delle maggiori banche austriache coinvolte nel crack finanziario – affinché Alpine esca dalla procedura di bancarotta e non si sa nemmeno se ne uscirà intera. Secondo indiscrezioni, Porr AG, il terzo costruttore austriaco, sarebbe interessato a rilevare da Alpine alcune delle attività più redditizie, fra cui i cantieri già avviati in Germania per i quali si prevede il completamento entro il 2014, oltre a 2.000 dipendenti. Il resto potrebbe, invece, essere liquidato al termine della procedura fallimentare e i contratti ceduti a terzi.

 

Obbligazionisti Alpine, insinuazione al passivo entro l’autunno

 

images

Lo sforzo dei debitori per ristrutturare il debito al di fuori delle aule dei tribunali è fallito – commenta KSV Group che rappresenta i creditori non bancari – e la parola adesso passa al commissario incaricato di gestire lo stato d’insolvenza per il quale si prevedono tempi lunghi.

KSV prevede comunque che non ci sarà un recupero superiore al 20% dei crediti al termine delle negoziazioni e delle cessioni degli assets più profittevoli, cosa che però rischia di lasciare al verde i creditori non privilegiati, fra cui gli obbligazionisti senior, per i quali si potrebbe profilare giusto un recovery in azioni della casa madre FCC, dato che Alpine al termine della procedura non esisterà più, almeno così come la si è conosciuta finora. Per i detentori dei bond è opportuno presentare insinuazione al passivo fallimentare per vedersi riconoscere il credito vantato una volta stabilite le diverse spettanze per classi di creditori prendendo contatti con KSV. Ci tempo fino a Novembre – secondo organi di stampa austriaci – ma per maggiori ragguagli è meglio contattare KSV prendendo contatti al seguente indirizzo: clicca qui

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

Lascia un commento

Your email address will not be published.

sul tema OBBLIGAZIONI

Articolo precedente

Acconto Irpef 2013 in scadenza il 2 dicembre. Ecco cosa sapere

Articolo seguente

Marco Travaglio: Pd e Movimento 5 Stelle “Oggi Sposi”