Auto elettriche, requisiti emissioni da rivedere per il 2025

Requisiti nuovi sulle emissioni da inviare secondo Acea, non ci sono condizioni. Per le auto elettriche l'UE ci sta pensando.
1 settimana fa
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Il 2025 si avvicina rapidamente, e con esso le sfide legate alla mobilità sostenibile diventano sempre più pressanti, su tutte quelle legate alle auto elettriche. Con l’anno nuovo alle porte, per i player del settore automobilistico europeo il periodo è cruciale per fare bilanci e pianificare nuove strategie. In particolare, a destare preoccupazione sono i nuovi requisiti sulle emissioni di CO2 imposti dall’Unione Europea, che potrebbero avere conseguenze significative sul futuro della mobilità, soprattutto in un contesto in cui le auto elettriche (BEV) continuano a rappresentare una piccola frazione del mercato complessivo.

La sfida delle nuove normative sulle emissioni

Il cuore della questione risiede nelle rigide regolamentazioni imposte dall’UE sulle emissioni di CO2. A partire dal 2025, i produttori di auto dovranno conformarsi a una nuova soglia massima di emissioni di CO2 per le flotte di veicoli, riducendo il livello attuale di 116 g/km a circa 94 g/km. Si tratta di una riduzione significativa, che richiederà investimenti notevoli da parte dei costruttori per sviluppare tecnologie a emissioni zero, come i veicoli elettrici.

Luca de Meo, amministratore delegato di Renault, ha espresso apertamente la sua preoccupazione. Secondo de Meo, le aziende rischiano sanzioni miliardarie se non riusciranno a rispettare i nuovi limiti. Per l’industria automobilistica, adattarsi a queste normative rappresenta un costo notevole, e il rischio di cadere in fallo appare concreto. Se non si riuscirà a vendere un numero sufficiente di auto elettriche, la produzione di veicoli a combustione interna potrebbe essere drasticamente ridotta.

L’Associazione Europea dei Costruttori di Automobili (Acea) ha recentemente fatto eco alle preoccupazioni di de Meo. In una nota ufficiale, Acea ha sottolineato i crescenti timori dell’industria rispetto alla capacità di adeguarsi alle nuove regole entro il 2025, chiedendo di posticipare di due anni l’entrata in vigore dei limiti di emissione.

Il problema centrale, come evidenziato dall’Acea, è la lenta adozione delle auto elettriche.

Nonostante la crescente attenzione verso le BEV, esse rappresentano ancora solo il 15% del mercato europeo, ben lontano dal 20-22% necessario per rispettare le normative future. Le cause di questo rallentamento sono molteplici: dalla mancanza di infrastrutture di ricarica all’alto costo delle vetture elettriche, passando per la limitata disponibilità di materie prime critiche come batterie e idrogeno.

Auto elettriche, Cina primo competitor e rischio sanzioni

Un altro punto critico è la crescente concorrenza della Cina nel settore delle auto elettriche. Il mercato cinese, infatti, gode di un accesso più facile a materie prime e infrastrutture di produzione, mettendo sotto pressione i produttori europei. Acea avverte che, se la situazione attuale non verrà affrontata con misure adeguate, l’industria automobilistica europea sarà costretta a ridurre la produzione, con il rischio di gravi ripercussioni economiche e occupazionali.

Le stime parlano chiaro: senza un’adeguata transizione, l’industria europea potrebbe subire sanzioni fino a 15 miliardi di euro, con una possibile riduzione della produzione di oltre 2,5 milioni di veicoli all’anno. Inoltre, questa situazione potrebbe mettere a repentaglio milioni di posti di lavoro, danneggiando i consumatori e la competitività dell’intera Unione Europea.

Le parole di Mario Draghi e l’appello all’Ue

Anche Mario Draghi, ex presidente della BCE, nel suo recente report sulla competitività, ha sottolineato come la transizione verso la mobilità elettrica non possa essere portata avanti solo dall’industria. Draghi ha evidenziato l’importanza di un approccio olistico, che includa misure politiche coerenti per sostenere la competitività del settore e facilitare l’adozione su larga scala delle auto elettriche.

Questo significa non solo incentivare la produzione di veicoli a emissioni zero, ma anche creare le condizioni affinché questi possano essere adottati in maniera massiccia. In altre parole, senza un’espansione delle infrastrutture di ricarica e un accesso sicuro e conveniente all’energia verde, la transizione verso una mobilità elettrica diffusa sarà difficile da realizzare.

Auto elettriche sì, ma con cautela

Hans Dieter Pötsch, presidente del gruppo Volkswagen, ha espresso una visione simile, affermando che l’elettrico rappresenta il futuro della mobilità individuale, ma che l’attuale mancanza di infrastrutture rende il raggiungimento degli obiettivi europei estremamente difficile. Pötsch ha invitato l’Unione Europea a creare le condizioni necessarie per garantire il successo dell’elettromobilità, sottolineando che, sebbene la tendenza verso l’elettrico sia inarrestabile, richiederà più tempo del previsto.

Carlos Tavares, CEO di Stellantis, ha invece adottato una posizione più critica. Tavares ha dichiarato che l’industria conosceva le regole da tempo e ha avuto l’opportunità di prepararsi, ma ha comunque espresso scetticismo nei confronti dei continui inasprimenti delle normative sulle emissioni. Secondo lui, il divario tra le aspettative dei legislatori e le esigenze dei consumatori è troppo ampio, e questo potrebbe portare a gravi conseguenze per l’intero settore. Tavares ha inoltre evidenziato come il settore sia riuscito a raggiungere traguardi importanti, come l’incremento della produzione di auto elettriche, ma ha avvertito che ulteriori restrizioni potrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile se non accompagnate da misure di sostegno appropriate.

Riassumendo…

  • la transizione verso l’elettrico sembra inevitabile, ma senza il supporto politico e infrastrutturale necessario, il rischio è che l’industria europea possa perdere terreno;
  • si temono conseguenze gravissime per economia e lavoro;
  • è fondamentale una collaborazione tra governi e industrie per favorire questa transizione senza che si ripercuota sulle economie.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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