Non c’è nulla da fare, le imposizioni rischiano sempre di avere un effetto boomerang, ossia tornare indietro e fare più danno che altro. Mentre l’Europa continua a spingere sempre più sulle auto elettriche, il mercato non sembra voler accettare questa imposizione e l’automotive sta vivendo un po’ ovunque una crisi senza precedenti. Dopo il caso Volkswagen, ora anche un altro storico marchio tedesco sta vivendo momenti di preoccupazione, stiamo parlando di Audi con operai di uno stabilimento in rivolta per il futuro poco chiaro che li attende.
La rivolta degli operai
Il modernissimo impianto Audi sito a Bruxelles sta tornando in auge per la rivolta degli operai, i quali sono preoccupati delle scarse vendite che stanno ottenendo i modelli da loro stesso costruiti. Si tratta di una reazione dovuta alle preoccupazioni che l’intero Gruppo Volkswagen, dentro il quale la stessa Audi orbita, si sta portando con sé. La chiusura degli stabilimenti Volkswagen non può che far preoccupare i suoi operai, i quali passano al contrattacco e vogliono delucidazioni chiare sul futuro dello stabilimento di Bruxelles. Questi è uno dei più grandi di sempre ed è passato di recente dalla costruzione di modelli a combustione a quelli di veicoli elettrici, come ad esempio la nuova Audio A1.
A quanto pare però le vendite non stanno andando affatto come dovrebbero e gli operai ora temono che per questo motivo lo stabilimento possa chiudere lasciando tutti in strada. La protesta quindi non si è fatta attendere, i lavoratori hanno confiscato le chiavi di 200 auto elettriche da loro costruite nel tentativo di avere delucidazioni dall’azienda. Audi non ci sta e minaccia di ricorrere ad azioni legali per scongiurare questo ricatto. È atteso proprio in giornata un incontro tra i vertici dell’azienda e i sindacati dei lavoratori per trovare un accordo.
Auto elettriche, qualcosa non ha funzionato
La situazione di Audi e del Gruppo Volkswagen in generale si sta facendo sempre più complessa, e il 16 settembre è attesa una grande mobilitazione per protestare contro le decisioni prese dalla casa madre.
Il successo dei modelli a spina cinesi, infatti, sta tutto spiegato nel loro miglior rapporto qualità prezzo, nel senso che possono permettersi di abbassare tanto i costi, anche grazie agli incredibili aiuti del Governo di Pechino. Forse è proprio questo il grande problema che ora sta pesando in Europa, l’assenza di reali investimenti da parte della politica dal punto di vista economico, ed è questo un punto che lo stesso rapporto Draghi sembra aver individuato. Se l’Unione Europea voleva davvero mettere il piede sull’acceleratore delle auto elettriche, doveva investire enormemente come hanno fatto i cinesi, così da permettere quindi alle aziende del settore di affrontare il grande cambiamento in tutta serenità.
I punti salienti…
- un altro stabilimento rischia la chiusura, stavolta è Audi a temere il peggio;
- gli operai protestano e confiscano le chiavi di 200 auto elettriche da loro costruite;
- il calo delle vendite sta costringendo i grandi marchi a ridimensionare il personale.