Una Mercedes Benz 250 Coupé, ad alimentazione a benzina, di 27 cavalli fiscali, immatricolata nel 1970 e posseduta da annualità antecedente il 1998 è a tutti gli effetti un’auto d’epoca. E come auto d’epoca ha una sua ricchezza che può essere considerata misura della capacità contributiva e reddituale del proprietario.
Un’auto storica, infatti, è “notoriamente collegata a spese di mantenimento a volte anche ingenti”. Il bene, dunque, può essere preso come riferimento dal fisco per ricostruire il reddito del contribuente ai fini di un accertamento, ossia del c.
Possiamo così sintetizzare la tesi espressa dai giudici di Cassazione nell’Ordinanza n. 36123 del 9 dicembre 2022.
Quando scatta il redditometro
Laddove un soggetto si permette un tenore di vita più alto rispetto alla sua reale situazione economica conosciuta dal fisco, quest’ultimo potrebbe insospettirsi e avviare un accertamento.
Se un soggetto guadagna 2.000 euro al mese e sostiene spese ben al di sopra del suo guadagno potrebbe indurre l’Agenzia delle Entrate ad una ricostruzione sintetica del reddito di quel soggetto chiamandolo poi a dimostrare come ha pagato quelle spese.
I controlli dell’Agenzia delle Entrate (c.d. redditometro) però non scattano sempre ma solo quando la differenza tra quanto si guadagna e quanto si spende è oltre il 20%. Quindi, le uscite devono superare le entrate di oltre 20 punti percentuali.
Le principali voci di spesa monitorate dall’Agenzia delle Entrate riguardano ad esempio:
- consumi (generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature. Abitazione, combustibili ed energia. Mobili, elettrodomestici e servizi per la casa. Sanità; trasporti; comunicazioni; istruzione; tempo libero, cultura e giochi. Altri beni e servizi);
- investimenti (immobiliari e mobiliari);
- risparmio;
- auto di lusso;
- ecc.
Le auto d’epoca sono sintomo di alto reddito
Proprio con riferimento alla rilevanza dei veicoli nel redditometro, nella menzionata Ordinanza n. 36123 della Cassazione, i giudici hanno ritenuto che:
il riferimento al possesso di autovetture da parte del contribuente, contenuto nel redditometro, deve intendersi esteso anche alle auto storiche, rappresentando tale circostanza un idoneo indice di capacità contributiva, in quanto notoriamente collegata a spese di mantenimento a volte anche ingenti.
Non è, infatti, estraneo alla cultura dell’uomo medio il fatto che le predette autovetture formano oggetto di ricerca e collezionismo fra gli appassionati di tali beni, che per gli stessi esiste un particolare mercato e che la manutenzione di veicoli ormai da tempo fuori produzione comporta rilevanti costi, in ragione della necessità di riparazione e sostituzione dei componenti soggetti ad usura.
In definitiva, le auto d’epoca sono sintomo di ricchezza, in quanto per acquistarle e mantenerle è richiesto il sostenimento di alte spese e, quindi, il possesso di alti redditi.