Auto ibride ed elettriche, prima ti incentivo e poi ti controllo

Dal 2023 sotto i controlli del fisco, finiranno anche le auto ibride ed elettriche. Chi non può permettersele deve giustificare come le ha comprate
2 anni fa
2 minuti di lettura
controlli

Prima di incentivo e poi ti controllo. Se giochiamo a creare slogan pubblicitari questo può sembrare quello più adatto per il fisco. Ci riferiamo all’acquisto delle auto ibride ed elettriche.

Adesso, sotto la lente dei controlli di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate entrano anche i veicoli green. Veicoli che lo Stato, negli ultimi anni, sta spronando all’acquisto erogando numerosi incentivi.

Una nuova direttiva della Guardia di Finanza del 16 dicembre 2022, recita che ai fini del controllo economico sul territorio saranno possibili verifiche su veicoli ibridi e veicoli elettrici.

A finire nel mirino, dal 1° gennaio 2023, in particolare saranno quei modelli con una potenza massima superiore a 120 Kw (per gli ibridi) e a 70 Kw (per gli elettrici). La Guardia di Finanza giustifica questa novità con il fatto che ormai il contesto di questi veicoli è in forte crescita.

Ricordiamo che già le auto di lusso (quello non elettriche e non ibride) sono veicoli attenzionati dal fisco per scovare eventuali evasori.

I controlli del fisco sulle spese

L’Agenzia delle Entrate già oggi effettua delle verifiche, o meglio dei riscontri, tra quelle che sono le entrate del contribuente e il suo tenore di vita. E se rileva scostamenti di allerta, chiede al contribuente di giustificarsi. Quindi, di dimostrare come ha fatto, ad esempio, a comprarsi un’automobile di 100.000 euro se guadagna 1.500 euro mensili.

E nel caso in cui il cittadino non riesca a giustificare la spesa, allora il fisco fa il “presuntuoso”. Quindi, presume che i redditi sono stati evasi e, quindi, chiede al contribuente di pagare imposte, sanzioni e interessi sulla base del reddito ricostruito

Diverse sono le voci di spesa che sono monitorate per verificare lo scostamento. Sono indicate in una relazione illustrativa del MEF (Ministero Economia e Finanze). Si tratta delle seguenti:

  • consumi (generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature; abitazione; combustibili ed energia; mobili, elettrodomestici e servizi per la casa; sanità; trasporti; comunicazioni; istruzione; tempo libero, cultura e giochi; altri beni e servizi)
  • auto di lusso
  • investimenti (immobiliari e mobiliari)
  • risparmio
  • spese per trasferimenti.

I controlli fiscali non scattano ma solo quando la differenza tra quanto si guadagna e quanto si spende è oltre il 20%.

Quindi, le uscite devono superare le entrate di oltre 20 punti percentuali.

Come giustificare l’acquisto dell’auto ibrida o elettrica

E adesso, dal 2023, dunque, anche le auto ibride ed elettriche entreranno tra i beni attenzionati. E se il fisco chiama per dimostrare come si è fatto ad acquistare un veicolo elettrico di 80.000 euro, anche attraverso un incentivo statale, bisogna rispondere.

Si deve dimostrare che se, ad esempio, si guadagna 1.500 euro al mese, quella spesa è stata possibile grazie a:

  • risparmi messi da parte grazie a redditi guadagnati in passato
  • redditi di soggetti diversi (ad esempio il regalo di un genitore o di un fratello)
  • redditi esenti da imposte e che, quindi, non andava dichiarato al fisco.

La dimostrazione, ovviamente, deve basarsi su una documentazione da produrre come può, ad esempio, essere un atto di donazione che dimostri il lascito del genitore.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

tfr
Articolo precedente

Il Tfr va in pensione: come costruirsi una rendita integrativa senza passare dai fondi

pensione
Articolo seguente

Opzione Donna più rigida e Quota 103: era meglio la Fornero!